Non sempre è semplice ciò che sembra semplice: Benvenuti in Pakistan!

Siamo seduti nell’aeroporto di Dubai da ben più di 4 ore quando finalmente apre il check-in del nostro volo della PIA (Pakistan International Airline).
Siamo praticamente i primi della fila; il tizio prende il bagaglio: ok, i nostri biglietti: ok, i nostri biglietti di ritorno: “No guarda, noi siamo in moto, non li abbiamo..”,
“Ah, allora non potete salire”.
“Non scherzare, la nostra moto è già sull’aereo e il nostro visto per il Pakistan scade domani: se noi siamo a Dubai e la nostra moto in Pakistan e il visto scaduto è un casino…”
“No, no.”
[momenti di panico]
“Chiama un manager, fa qualcosa!”



Dopo lunga attesa si presenta un signore distinto che dopo averci fatto un quasi interrogatorio e controllato che la nostra moto fosse davvero sull’aereo ci lascia passare.
Thomas sbotta: “…’sto Pakistan m’ha già bell’e che stufato: non è mica semplice entrarci!” così il distinto signore ci strappa i biglietti di mano e ci cambia i posti a sedere con due migliori: “Benvenuti in Pakistan!”.

Thomas quasi si metteva a piangere dalla commozione nel vedere la moto tutta incelophanata che veniva caricata sull’aereo (si intravede sulla sinistra nella foto).
La sua mente razionale presto ha ripreso il controllo e si è auto-rassicurato dicendo: “Sono contento che la moto è sul nostro stesso aereo, se fosse stata su uno diverso ci sarebbe stato il doppio di probabilità che succedesse qualcosa a uno di noi tre…”. Fortunatamente nonostante l’aereo dell’anteguerra e i terribili scossoni che hanno preceduto l’atterraggio siamo arrivati sani e salvi a Islamabad, Pakistan.


Ad accoglierci all’aeroporto c’è Kamran con il suo Maggiolone cabrio tutto blu, un gentile signore conosciuto su CouchSurfing che ci ospiterà a Islamabad, ormai è sera e quindi la moto la ritireremo domani. Siamo contentissimi di essere in Pakistan, dopo la fatica per ottenere il visto e le corsa per timbrarlo prima che scadesse (siamo entrati in Pakistan il giorno prima della scadenza) adesso non ci sembra neanche vero di essere qui!


Il giorno dopo sveglia presto per andare a ritirare la moto. Arriviamo lì intorno alle 9 del mattino e un agente ci propone di aiutarci, dopo l’esperienza di Bandar Abbas accettiamo. Iniziamo ad andare qua e là per uffici, il solito carosello di timbri e scartoffie e ogni tanto paghiamo qualche tassa di qualche centinaio di rupie ad uno sportello; fra un qua e un là le pause sono immense, fa caldissimo e ogni poche ore salta la corrente e tutto si ferma (scopriremo che i black out sono programmati).

Quando sembra che ce la stiamo per fare, scatta la pausa pranzo…

Finalmente si ricomincia a lavorare e un tizio a un altro sportello ci chiede 4000 rupie indicando una voce a caso della ricevuta dell’agenzia di spedizioni a Dubai.
“No bello, non ti diamo niente, questo l’ho già pagato a Dubai”, ci impuntiamo.
“Ok, vi faccio lo sconto: 3000!”.
“Ma da quando in qua si possono fare sconti su tasse da pagare?! Non becchi niente”.
Dopo un gran discutere risolviamo con un: “Va bene, vi faccio un favore personale: non pagate niente”.

[Da questo punto in poi inizia la sagra dello Spenna il Bianco]

Arrivato il momento di pagarlo l’agente ci mette davanti un conto di circa 17000 rupie (quasi 150€). Se non paghiamo non ci ridà la moto; in pratica un rapimento con richiesta di riscatto!
Ci incazziamo, iniziamo a contrattare, ma questo, spalleggiato dagli altri agenti accorsi in suo aiuto, insiste. A un certo punto stufi e delusi mettiamo in scena il nostro dramma: Thomas se ne va furibondo per cercare un superiore che metta fine alla cosa e io mi metto a piangere dicendo: “Non abbiamo più soldi, come faremo..” così loro in panico ci dicono: “Ok, datecene 8000 e andatevene”.
Gli diamo ‘sti soldi insultandoli e finalmente, quasi al tramonto, ci riprendiamo la nostra moto dopo quella che stamattina ci era stato assicurato che sarebbe stata una cosa semplice…
Nella foto la ricevuta che da 17000 è stata corretta 3 volte fino ad un concordato e controfirmato “#8000#”.


“Benvenuti in Pakistan” ha pure il coraggio di dirci l’agente mentre ce ne andiamo.
“Ma vaffanculo, và…”.

Agatik