Islamabad

Islamabad ci ha davvero stupito.
Nel nostro immaginario la capitale del Pakistan era enorme, caotica, piena di gente… Assolutamente no.
Islamabad è la capitale amministrativa, cioè una città creata a tavolino per accogliere tutte le strutture governative e le ambasciate straniere. Dunque è una cittadina pulita, ordinata e cordiale di poco più di un milione di abitanti, tutta un’altra vita rispetto alla città gemella Rawalpindi (sede delle industrie e del commercio) e alle altre grandi città del Pakistan come Lahore (10 milioni di abitanti) e Karachi (20 milioni di abitanti).

Ci allontaniamo dall’aeroporto in moto percorrendo vialoni scorrevoli a carreggiate separate, ci fermiamo al semaforo e un gruppo di travestiti chiede l’elemosina. Travestiti a Islamabad? Roba da matti.
La città si rivela moderna e ospitale, è organizzata in una griglia di settori come a battaglia navale (noi abitavamo in G-7 per intenderci), ognuno specifico per un determinato servizio ma con al centro un mercato generico. Poi c’è il settore amministrativo, l’enclave diplomatica contenente tutte le ambasciate straniere e la blue area per il business e la tecnologia. Insomma, trovi di tutto, Mc Donald’s incluso.
Gli unici particolari che rimandano alla sua fama internazionale sono due: le armi, ad ogni angolo della strada, e i check point. Le armi sono grossi fucili a pompa, di solito imbracciati di fronte a qualche negozio di valori da un vecchietto in logora divisa blu semiaddormentato dietro alla sua barba. I check point sono blocchi stradali fissi, ma oltre a ingorgare il traffico di giorno e puntare la torcia in faccia alla notte… per lo meno io non sono mai stato fermato.

E così ci ritroviamo a passeggiare in una vera metropoli dopo molto tempo: mercati, ristorantini sulla strada, lassi salati, succhini di mango… insomma, Islamabad ci piace! E ci adagiamo volentieri sui suoi lenti ritmi… ma purtroppo per avere un quadro completo manca un particolare: 48° all’ombra!
Doccia fredda e cerchiamo di riordinare subito le idee, oppure qui fra una siesta e un succo di mango ci scade il visto. Il piano è: richiedere immediatamente il visto indiano, che sappiamo essere un procedimento un pochino ostico, scappare sulle montagne (l’Himalaya, mica le colline) e tornare belli freschi a recuperare il visto tra 2/3 settimane. La nostra permanenza oscilla tra casa di Kamran (nostro ospite conosciuto su CS) e il mitico campeggio di Islamabad. Qualcuno ci racconta che qualche decina di anni fa tale campeggio fosse stipato di travellers da ogni parte del mondo… adesso ci siamo io e Agata e tanti, tanti corvacci neri [ Video ]. La cosa positiva è che abbiamo a nostra disposizione una stanza con ventola per 50 Rupie a testa (meno di 50 cents), la fregatura è che in Pakistan l’elettricità viene distribuita alternativamente 3 ore si e 1 no, dunque quando nella notte si ferma la ventolina… rischi di soffocare nel sonno: meglio amaca e zanzariera!

Dimenticavo, la sorpresa è che la moto risulta inguidabile, anche senza carico il manubrio sbacchetta selvaggiamente… ripenso a Dubai, dove ho smontato tutto l’avantreno della moto. Potrebbe essere la nuova Pirelli montata male? O magari la camera d’aria rinforzata? Oppure non ho stretto bene la ghiera del piantone quando ho sostituito i cuscinetti dello sterzo? Mai fare 3 lavori all’avantreno contemporaneamente! Dopo giorni di indagini e tentativi, i sintomi si rivelano essere dovuti all’insieme di tutte le possibili cause: la gomma sembra non ben allineata e la camera d’aria nuova perde regolarmente pressione, ma anche dopo aver sistemato, gonfiato e bilanciato la ruota il problema si attenua ma non scompare… dove la trovo una chiave del 30 per stringere la ghiera?

E qui entra in scena il mitico Iqbal, meccanico Honda da una vita, in tutto il Pakistan uno dei pochi esperti in “heavy-bike” (come le chiamano loro). Mi mostra con orgoglio le foto delle varie Africa Twin di passaggio che hanno avuto bisogno delle cure della sua officina, e poi mi racconta che ha smesso con le heavy-bike: troppo stress, troppo complicato reperire i pezzi… ma come fai a resistere a una moto così? All’interno dell’officina sembra una leonessa in mezzo a dei ronzini!
In 5 minuti stringiamo la ghiera – addirittura con l’attrezzo apposito (anche nelle migliori officine italiane martello e cacciavite va per la maggiore) – e la moto va che è una favola… quale migliore conclusione che un invito a cena?

Domani si va sulle montagne, rotta verso le Northern Areas e il leggendario Babusar Pass (4173m). Raccogliamo racconti contrastanti su tale rotta: “E’ una follia!”, oppure “E’ solo un sentiero, i veicoli non possono passare” fino a “Vi divertirete!”… ma il richiamo selvaggio di fango e guadi non può essere ignorato più a lungo!

Thomas