Manali

Per una volta avevamo le idee chiare: da Kasol saremmo andati verso Banjar e il Jalori Pass, da lì verso Rampur e Kalpa e poi verso Tabo, Kaza e la Spiti Valley e da lì sempre più a nord, verso Leh e il Ladakh.

L’idea è quella di spostarci in una valle laterale alla Parvati per poi percorrere uno dei giri più ambiti dai bikers di tutto il mondo:Kullu Valley la Manali-Leh Highway.
Quasi tutta la strada si trova sopra ai 3500m di altitudine e alcuni passi toccano persino i 5000 metri! Ma come mi dice sempre Thomas: “Più pianifichi, più probabilità hai che le cose non vadano come avevi programmato e più poi ci rimani male”. Mannaggia a lui che ha sempre ragione…

Siamo già a buon punto verso il Jalori Pass quando iniziamo a vedere un sacco di macchine che vanno nella direzione opposta alla nostra, un po’ troppe macchine… Ci fermiamo a chiedere informazioni e ci dicono che qualche chilometro più in su c’è stato una “land-slide” (una frana), fenomeno particolarmente comune durante la stagione delle piogge.



Con la solità pragmaticità indiana ci suggeriscono di fermarci lì 2 o 3 giorni che nel frattempo di sicuro qualcuno verrà a liberare la strada. Chi sia questo qualcuno designato allo sgombero della strada non si sa, ma tutti annuiscono unanimi asserendo che di sicuro qualcuno verrà.

Diciamo che i loro argomenti non ci sono sembrati particolarmente convincenti e la prospettiva di aspettare 2 giorni “indiani” (che facilmente si potrebbero trasformare in una settimana) in quel minuscolo paesino costituito da qualche casa, una strada polverosa e un ristorante che non serve cibo non ci allettava. Abbiamo quindi deciso di tornare sui nostri passi, percorrere a ritroso tutta la strada fatta fin’ora e dirigerci verso Manali e il Rothang Pass, l’altro passo che permette di accedere a quelle valli isolate, obiettivo del nostro tour himalayano.



Ad essere sinceri il Rothang Pass avevamo un po’ cercato di evitarlo principalmente per 2 motivi: il primo perchè tutti quelli che tornavano da lì raccontavano di fiumi di fango e noi con le nostre Metzeler Tourance montate in Turchia (oltre 10mila chilometri fa) non è che ci sentavamo proprio così sicuri… L’altro motivo è che grazie alla passione di Agata per Wikipedia avevamo scoperto che il significato letterale di Rothang è “mucchi di cadaveri”, nome guadagnatosi per via del gran numero di persone morte nel tentativo di attraversare questo passo a causa delle tempeste che vi si scatenano senza preavviso.

Arriviamo a Manali col buio: ci troviamo a circa 2 ore di strada da dove siamo partiti stamattina mentre noi ce ne abbiamo messe più o meno 8, non so se ridere o piangere. Dopo più di un mese di pigrizia assoluta (tranne qualche raro giretto, la moto è sempre stata parcheggiata davanti a casa) siamo decisamente a pezzi.
Passiamo l’intera giornata successiva a passeggiare fra le strette viette della città vecchia, a visitare templi nascosti e a rilassarci nelle calde acque termali della vicina Vashisht.

Chiudo la giornata con una caduta alla Benny Hill Show quando, passeggiando su una delle strette stradine dove neppure due persone possono incrociarsi senza doversi mettere su un lato per riuscire a passare, una muccona scappata al propietario parte al galoppo e, mentre Thomas salta con agilità su un muretto, io non mi rendo conto di quello che sta succedendo fino a che non vengo scaraventata in un fosso tra le risate generali.



Agatik