Il viaggio continua! CROAZIA 2015 (VERSIONE UFFICIALE!)

Riscriviamo la storia del nostro secondo ciclo viaggio estivo perché il mio cervello ogni tanto confonde o dimentica qualcosa, la storia ora è aggiornata coi ricordi e i commenti di Cassandra. Specialmente i suoi caziatoni nei miei confronti (   ). Speriamo questa nuova versione vi entusiasmi!

Nel 2015 avevamo ancora Nastro Azzurro come mezzo meccanico ,avevamo da pochissimo iniziato l’esperienza con l’unione ciechi di Piacenza e avevamo portato con noi Divio e Filippo. Erano i primi passi de: il tandem volante, ma ancora non conoscevamo le vere capacità del progetto.
Siamo tornati a pensare alle nostre ferie, ovviamente gli ingredienti principali rimanevano:
Tandem,
Mare,
No stress.
Le uniche novità sul mezzo riguardavano l’inserimento di uno stabilizzatore di corrente alla dinamo al mozzo che ci consentisse di caricare i cellulari mentre pedalavamo. Ma per la mia solita fretta di fare le cose veloce e male non ha mai permesso che tale apparecchio funzionasse perfettamente.
Il nostro allenamento non era tanto migliorato. Avevamo fatto qualche giro in più, come la ciclabile Peschiera – Mantova, ma di certo non potevamo ancora considerarci pedalatori seri.

Se vi è piaciuto il primo racconto,spero abbiate voglia di perdere ancora un po’ di tempo col secondo capitolo della nostra attuale trilogia!!

DA TRIESTE A ZARA – SALTANDO DA UN ISOLA ALL’ALTRA!! 2015

Eccoci di nuovo sul camper con i miei genitori e in compagnia anche di mia sorella Daniela e il suo compagno, il mitico Nicola.
Direzione Trieste,con qualche sfiga,difatti a metà strada il camper decide di non partire più. Dopo vari smadonnamenti,riesco a risolvere bypassando il circuito di avviamento e facendo partire il motore,come nei film… dai cavetti…
Un ultima dormita su comodi materassini,prima di passare settimane dentro la tenda.
Colazione in centro,prepariamo il tandem e finalmente si parte! Direzione: ZARA!
GIORNO 1:
Come partiamo subito ci da il benvenuto qualche noia tecnica,in particolare le luci,la mia sella e la ruota posteriore.. eppure avevamo fatto un controllo generale solo tre giorni prima presso un officina della nostra città.
Niente di grave che ci fermi,ma confesso che mi sale un po’ il nervoso. Mi svanirà solo dopo una lunga salita che ci fa giungere al confine tra Italia e Slovenia, grazie ai panorami stupendi del territorio sloveno che ci faranno da sfondo per tutto il giorno. Il paese ci conquista e ci promettiamo di tornarvi presto.
-“Intanto son passati due anni e ancora non mi ci hai riportata..”
-“dai vedrai che presto ce la faremo,poi sei te che prendi sempre mille impegni..”
-“rigira sempre la frittata come fosse colpa mia.”
-“Ma che rigiro e rigiro..uff..cmq..”
Superiamo anche il confine tra Slovenia e Croazia giungendo a Pasjak. La giornata è stata lunga,dobbiamo rientrare a regime io e Cassie,perciò partiamo subito coi vizi..dato che non vi è un campeggio e moralmente non siamo in forma per bivaccare selvaggiamente,ci viziamo con un alberghetto che ci propone un ottima cucina locale e non ci fa spendere molto.
GIORNO 2:
Ripartiamo in discesa,il giorno prima siamo solo saliti…
Una bella lunga discesa che ci porta velocemente a Moschenicka Draga. Troviamo il primo campeggio della nostra vacanza,montiamo tutto e finalmente MARE!
Andiamo preparati! Abbiamo le scarpette da mare! In Croazia la sabbia non esiste,se l’è fregata tutta la costa Ovest dell’Adriatico,la Romagna! Le spiagge sono tutte di sassi tondi lavorati dal mare,ma per camminare comodi meglio usare le scarpette da mare. E noi le abbiamo! Tié! La soddisfazione è tanta,perché solitamente dimentichiamo queste accortezze,ma non stavolta! Gne! Gne! Gne!
-“Ma che Gne!Gne! che se non te le ricordavo io eri ancora in spiaggia a fare un passo ogni 3 minuti per non sentire dolore..”
-“Eheh! Per questo ti porto con me sei la mia memoria vivente portatile!”
-“Scemo..continua va…”
Non siamo ancora in formissima,subiamo ancora la stanchezza accumulata dagli impegni prima delle vacanze e dalla strada percorsa,e dalla mancanza di allenamento che si fa sentire.
La sera perciò facciamo giusto due passi per il lungo mare di Moschenicka,ma niente di più.
GIORNO 3:
Si riparte! Ci aspetta il primo traghetto. Ebbene si! A casa, nel guardare cartine e informarci sulle strade croate, capiamo che è meglio evitare la lunga statale che costeggia il lungo mare della penisola,perciò ci inventiamo un itinerario che ci fa saltare da un’Isola all’altra fino ad arrivare a Zara.
Prendiamo il traghetto che da Moschenicka Draga ci porta all’isola di Cres per raggiungere il Camping Kovacine.
Come sbarchiamo ci aspetta una dolce e lunga salita da affrontare col tandem con problemi tecnici alla ruota posteriore. Il cielo è un po’ coperto,ma quando arriviamo alla cima che poi ci porterà alla discesa verso il camping,la vista è comunque intimamente profonda. Il grigio del cielo si confonde con l’azzurro spento del mare. Giornata un po’ malinconica,ma siamo felici di essere qui a vivere questo momento. Scendiamo e arriviamo al campeggio. L’ingresso si presenta molto bene,le piazzole sono tutte in ombra e scegliamo una piazzola vicino alla spiaggia,ma mentre montiamo la tenda…Cassandra nota un piccolo particolare… molti ospiti del campeggio sono nudi… Siamo incappati in un campeggio per nudisti,non sarà l’unico in tutta la Croazia,ma quello che dobbiamo sottolineare è che è una pratica seguita ormai solo da persone anziane…
-“Se!Se! Ti sarebbe piaciuta qualche bella giovane turista senza veli eh!!”
-“Ma se sei te la prima che ha notato la cosa.. maniaca!”
-“Furbetto…chissa cosa fissavi con gli occhiali da sole indosso facendo finta di niente…”
Tornati a concentrarci sul lavoro da fare finalmente casetta è pronta,possiamo goderci un fantastico panorama seduti vicino alla tenda,praticamente sulla spiaggia,sarà una serata stupenda,il cielo si è schiarito e consente alle stelle di brillare più luminose nel cielo.
GIORNO 4:
I problemi tecnici al tandem ci obbligano,anche se era già in programma, di fermarci un ulteriore giorno qui a Cres. Cassandra si rilassa in spiaggia,mentre io trovo una piccolissima officina in paese e sulla strada sostituisco un raggio,il copertone che si è stranamente consumato a velocità MACH3 e le selle che avevamo già sostituito prima della partenza,ma non provato per molto tempo e scopriamo non essere idonee al nostro uso (erano le tanto elogiate SMP TRK,ma ogni sedere ha la sua sella dopotutto…ci porteremo il loro peso nei bagagli per tutto il viaggio…) ed infine cerco di far funzionare il circuito elettrico che ho modificato,per permettere l’accensione delle luci anche a mezzo fermo e ricaricare il cellulare.
Il pomeriggio ci godiamo questo bellissimo paesino, CHERSO in Italiano. Davvero caratteristico. E notiamo che il prezzo dei ristorantini non è molto elevato,quindi facendo due conti non troviamo molta differenza nel fare la spesa e cucinare noi o mangiare un piatto nelle caratteristiche trattorie,sfrutteremo questa possibilità nei giorni a venire.
GIORNO 5:
E’ tempo di ripartire,siamo stati bene qui,ma il viaggio deve proseguire.
Carichiamo tutto e ripartiamo verso il prossimo traghetto che ci porterà dall’isola di Cres all’isola di Krk (che si può raggiungere anche dalla penisola senza prendere navi,grazie un ponte che la collega alla terra ferma). Traghetto da Merag a Valbiska per raggiungere la città di Veglia.
-“Ti ricordi che è qui che abiamo conosciuto la coppia di Como in moto?”
-“Qui? Ma dai.. Mi ricordavo al traghetto per Rab…Sicura?”
-“Certo che son sicura,cara la mia zucchina vuota..fai vedere cosa c’è qua dentro la tua testolina..ecco..vedi? Niente.. Poveino…”
-“Dai smettila! Ho capito.. Uff… Antipatica di una saccentella…”
Al traghetto conosciamo due Italiani di Como in moto che ci danno novità dall’Italia e veniamo a sapere che il rifugio per cui concorravamo per la gestione (il rifugio alpinisti monzesi) è stato assegnato mentre eravamo via,naturalmente ad altre persone. Si chiude così uno dei nostri sogni.
La strada è in salita,ma non difficile,anche se iniziamo a constatare che le leggi della fisica in Croazia subiscono una particolare modifica a nostro svantaggio… A tanta salita non corrisponde altrettanta discesa…praticamente facciamo salita anche quando dovrebbe esserci discesa, secondo questa teoria dovremmo già avvicinarci ad un altitudine di circa 3000 metri,per superare l’altitudine del K2 entro la fine del viaggio…
Pazzie a parte,durante l’itinerario ci fermiamo a mangiare in un ristorantino lungo la strada,dove facciamo conoscenza con amici di forchetta che non lasceremo più per tutto il viaggio: i chevapchichi!!! Come descriverli… praticamente delle polpette non rotonde, ma cilindriche,buonissime!
Finalmente constatiamo per dato di fatto che il costo del cibo è piuttosto basso, ne approfitteremo per quasi tutto il resto del viaggio.
-“Ecco ora racconta la versione giusta…in appartamento abbiamo dormito a Rab,non qua…Testone”
-“Eh..hai ragione! Mi son confuso… Dicevamo..”
Arriviamo a Veglia e troviamo un bel campeggio,se non fosse in collina quindi per andare in spiaggia o semplicemente ai bagni dobbiamo farci sempre la nostra scarpinatella.
Spiagge dall’acqua cristallina,peccato non ci sia sabbia..ma il bllo sono i piccoli bar dove con 3 euro bevi cocktail enormi,come non approfittarne…
Da bravi barboni usiamo una delle sacche stagne che ci fa da borsa per inventarci un materassino economico da usare in acqua… e ci sentiamo ancora più barboni quando in campeggio arriva non un camper ma un autobus camperizzato che rivedremo a settembre alla fiera del camper e scopriremo avere un costo oltre i 400.000 euro…
La città è piena di vita! Non a caso è considerata la parte della Croazia dedicata ai più giovani. Noi siamo giovani,ma un po’ vecchiotti dentro,perciò non approfittiamo delle discoteche. Ma niente ci toglie un bel giro in centro con annesso cocktail alla frutta enorme.
La città è meravigliosa e,oltre alle attrattive giovanili,sprizza storia da ogni vietta!
La notte passa e la mattina siamo di nuovo in ballo con lo smontaggio e i ricaricare il tandem.
La strada ci aspetta.
GIORNO 6:
Torniamo al traghetto che da Valbiska ci porterà a Lopar,sbarchiamo e ci aspetterà probabilmente il giorno più duro fisicamente. Un caldo atroce e una salita perenne. Obiettivo raggiungere Arbe.
Arriviamo in città e constatiamo che il prezzo dell’unico campeggio equivale al prezzo di una stanza per una notte,perciò girovagando proviamo a chiedere in giro alle persone che troviamo affacciate dalle loro case a cui hanno posto il cartello “affittasi stanza” i vari costi. Troviamo qualche anziana maleducata nel risponderci,chissa,forse vecchi artriti con gli Italiani,ma non ci facciamo caso e proseguiamo la nostra ricerca fino a trovare una signora gentilissima che per il prezzo equivalente a quello del campeggio ci affitta la stanza con bagno in camera.
La città è meravigliosa,vivissima,piena di locali. Raggiungerla è ancor più bello seguendo il lungo mare cementato che dà accesso a varie calette dove potersi tuffare. Nell’arrivare in città da questa strada si vede la fortificazione illuminata a giorno e si sente la musica degli artisti di strada.
Cerchiamo un ristorantino e troviamo una porta aperta che sembra accedere in una casa. Il signore seduto davanti l’ingresso ci invita ad entrare e il profumo che ne esce ci convince. Dentro la stanza si allarga e possiamo accomodarci a uno dei tavoloni con annesse panchine. Mangiamo un pesce cotto in modo favoloso e lo paghiamo davvero poco. Abbiamo trovato il nostro Eden.
-“Mmmmh! Mi torna l’acquolina in bocca solo al ricordo!”
-“Ti ricordi che piattoni? E che buoni!”
-“Si!Si! Tornerei subito solo per questo!”
A pancia piena facciamo una passeggiata per le viette accompagnati dalla musica e allietati dagli spettacoli dei vari artisti. Poi il nostro occhio sarà attirato da un negozietto che vende abbigliamento nepalese. Entriamo,proviamo qualche abito,ci viziamo un po’ e ci facciamo un regalo a testa. Cassandra per l’esattezza se ne fa due… Due abiti che poi utilizzeremo per il matrimonio dei nostri cari amici Marina e Marco e uno zainetto che ci torna comodo per momenti come questi in cui camminiamo e non pedaliamo. Insomma tutto peso in più per il povero tandem.
GIORNO 7:
Abbiamo dormito davvero bene su un vero letto.
E’ giusto che sappiate che fino al viaggio del 2016 non avevamo chissà quale attrezzatura da campeggio. Non usavamo materassini,componevamo i cuscini coi vestiti d ricambio, usavamo la mia vecchia e malandata tenda, io il mio sacco a pelo da montagna… insomma… degli scappati di casa sembravamo. Quindi, anche se il viaggio era solo all’inizio,avevamo già usufruito due volte di strutture alberghiere perché ogni notte in tenda non era molto riposante.
Prepariamo la colazione,riassettiamo le valigie e scendiamo a caricare il tandem.
La proprietaria di casa ci vede affaticati già solo a caricare il mezzo e preoccupata ci chiede se avevamo fatto colazione dato che avevamo concordato il prezzo della sola camera. Senza attendere risposta,come ogni mamma premurosa,ci porta caffe all’americana e una torta sacker che ancora adesso sogno. Nonostante fossimo già pieni dalla nostra colazione non facciamo tanti complimenti,specialmente io, e spazzoliamo ciò che ci viene offerto.
-“Quando c’è del cioccolato tu proprio non sai resistere  ”
Sorride lei e gli altri ospiti a vederci partire,sorridiamo noi per aver trovato persone così gentili e buone.
Oggi dobbiamo prendere due traghetti. Uno che ci consentirà di passare dall’isola di Rab al continente,proseguire lungo la statale che constatiamo effettivamente non tanto sicura,neanche per il traffico che in realtà troviamo esser davvero poco,ma per la velocità con cui ci sorpassano.
Raggiungere Prizna per poter arrivare al secondo porto per il traghetto che ci porterà all’isola di Pag per arrivare a Lun.
La strada, inutile dirlo, è in salita la maggior parte del tempo,per poi fare una discesa in picchiata per raggiungere il secondo porto.
Finalmente arriviamo a pedalare sull’isola di Pag che è già ora di pranzo,evitiamo di partire sotto il sole cocente e pranziamo al piccolo bar del porto. La strada è caratterizzata principalmente da lunghi serpenti di asfalto che ricordano le highway americane che di vedono in mille film. Il paesaggio è cambiato,ma anche qui sembra di essere su un altro pianeta. Arriviamo a Novaglia,ma non entriamo in città. Avevamo visto foto spettacolari di Lun quindi continuiamo a pedalare verso il dito di quest’isola.
Naturalmente salita e naturalmente stradone lunghissimo. Arriviamo che è quasi sera e prima che faccia buio dirottiamo dalla strada a poco più di un chilometro dalla città per seguire un cartello che indica un campeggio. La strada scende e si fa sterrata,ma proseguiamo ugualmente.
Finalmente arriviamo praticamente dentro al mare in questo fantomatico campeggio… Il gestore è gentile,ma le piazzole sono sui sassi e non vi è l’ombra di un albero. I bagni sono fatti da 4 assi di legno messi su a mo di parete con circuiti elettrici che di sicuro non hanno neanche la voglia… Ma siamo stanchi e l’idea di rifare la strada appena scesa ci fa arrendere. In compenso il mare è stupendo!
Staremo in questo “campeggio…” ben due notti,volendoci fare del male,ma effettivamente la limpidezza del mare ci conquista e ci fa perdonare questo luogo fatiscente.
GIORNO 8:
Ci riposiamo dalle fatiche del giorno prima,cerchiamo una caletta un po’ più intima e ci rilassiamo per tutto il giorno. Facciamo amicizia coi vicini di piazzola,loro in camper con una figlia disabile che è particolarmente attirata dal tandem.
La sera andiamo a visitare la piccola cittadina di Lun e ci viziamo in un ristorante sul mare dalla vista meravigliosa e la cucina ottima.
GIORNO 9:
Ripartiamo. Non ci mancherà molto questo campeggio,ma lasceremo il nostro segno.
Come detto precedentemente, per ritornare sulla strada principale ci aspetta una salita sterrata di un chilometro e poco più. Il tandem è stracarico e Cassandra mi guarda più perplessa del solito. Per la prima volta esordisce con:
– Non ce la facciamo di certo stavolta!” Io non demordo…
-“Dai proviamoci lo stesso!”
La gente,come percepita nell’aria un presagio da sesto senso,esce dalle tende o si affacciano dai loro camper, per godersi la scena. Non voglio fare brutte figure. Marcia leggera,ma non del tutto. Frase di rito:”1-2-3-VIA!” si parte! Piano piano ci muoviamo, la ruota posteriore da asfalto non fa presa sulla ghiaia e spesso slitta. Sembriamo un treno a vapore in partenza. Sentiamo le voci di chi ci guarda che in varie lingue ci incita:”DAI!DAI!DAI!”. Lasciamo il campeggio in sella,ma la salita non è finita. Finirà e la finiremo tutta in sella. Piccola vittoria personale per me e Cassandra. Abbiamo fatto solo un chilometro,ma raggiunto l’asfalto dobbiamo riprendere fiato un minuto.
Quest’oggi attraversiamo tutta l’isola per arrivare a Pago.
La salita sembra davvero non finire mai,pedaliamo per ore sotto il sole prima di arrivare finalmente quasi a scollinare,ma prima della cima Cassie chiede una pausa. Mai stop fu più azzeccato,perché mentre Cassie riprende fiato io per puro caso mi accorgo che il freno posteriore ha perso una vite di fissaggio e se avessimo iniziato la discesa il pattino si sarebbe sicuramente staccato rendendo pericolosa la situazione dato il peso da dover gestire con un solo freno. Il bullone è perso chissa dove,risolvo bloccando il sistema con una fascetta. Reggerà per tutto il resto del viaggio.
Ultimo sforzo e finalmente inizia la discesa. Si apre a noi un panorama lunare,tutte rocce grigie e rosse e in lontananza vediamo la spiaggia e la città.
Tutto in discesa fino all’abitato,ci voleva. Cassandra è in debito di energie ed è ora di pranzo,il caldo è opprimente. Ci fermiamo a mangiare in un ristorantino sulla spiaggia che alla parola cotoletta mi porta due orecchie di elefante gigantesche! Probabilmente ha capito con chi ha a che fare! Accetto la sfida versione Man VS food e accompagnando con un ottima birra gelata finisco il mio piatto e do una mano anche a finire il piatto di Cassandra… si,lo so,faccio un po’ schifo…
-“Tu quando si tratta di cibo non capisci più niente!”
-“che ci vuoi fare..la birra è la mia benzina e va accompagnata con buon cibo!”
-“buon cibo? Ma se tu ti mangeresti i copertoni della bici se venissero fritti..”
-“E’ verissimo. Anche se ci metti un po’ di nutella ci farei un pensierino. AHAHAH!”
-“Adesso però voglio fare una pennichella…”
Cassie è cotta dal caldo perciò decidiamo di passare le prossime ore all’ombra,in spiaggia.
Il paesaggio è davvero lunare. Sembra di essere su un altro pianeta. Anche io sono un po’ soffocato dal caldo,non dormo,ma non faccio neanche il bagno. Rimango seduto ore vicino a Cassandra che dorme profondamente.
Dopo le 16 Cassie s risveglia e possiamo riprendere il cammino,non ci aspetta tanta strada,solo il trovare un campeggio.
La periferia della città è circondata da saline e aziende di sale,appena fuori dalla città troviamo un altro paesino con un piccolo market e 4 case,una di queste ha un cartello appeso con scritto camping,in realtà è il giardino di casa a cui permette di far montare la tenda o parcheggiare il proprio camper e un altro piccolo casottino che fa da bagno per gli ospiti. La signora che ci accoglie è gentilissima e ci offre un loro amaro, una specie di norcino che beviamo a stomaco vuoto.
Montiamo la tenda,vado a prendere qualcosa al piccolo market,ceniamo e ci godiamo il tramonto dal giardino che è di fronte al mare. Un altro tramonto da favola,un’altra notte da sogno.
I colori che vediamo e viviamo rimangono impressi nei ricordi tanto son belli! Pare di vivere in un quadro!
GIORNO 10:
La notte è passata piacevole sul manto erboso e abbiamo davvero ricaricato le batterie.
Riprepariamo tutto. Ogni volta ci vogliono quasi un paio di ore tra smontare ordinare e caricare tutto bene sul tandem e sul carrellino.
Obiettivo del giorno: ZARA!
Si può raggiungere la capitale senza altri traghetti tramite il ponte della statale 106, il Paski Most. Arrivare al ponte non si rivelerà molto complicato e il panorama dall’insenatura che lo accoglie è fantastico.
Raggiunto il continente,per arrivare alla capitale ci aspetta una lunga salita e una lunga discesa purtroppo accompagnati da molto traffico. La giornata è soleggiata,ma fresca. Tant’è che non ci fermiamo per pranzo se non per sgranocchiare qualche cosa. Arriviamo in città e involontariamente ci dirigiamo direttamente verso il centro storico dove entriamo per tirare una sbirciatina veloce, mangiare un gelato e poi dirigerci verso il campeggio.
Vi è un unico grande campeggio in città posto alla periferia. La zona non è molto bella,ma il campeggio merita. Tutto all’ombra. Magari un po’ datate le strutture,ma efficienti. Dà poi accesso alla lunga ciclabile che porta in città che segue il lungo mare.
La tenda,come capisse che ormai sono le ultime notti,si rompe,si spezza una delle canne e dalla forma a igloo prende una forma tipo razzo… riparo con un po’ di scotch, ma non me ne preoccupo molto. Le previsioni danno bello per i prossimi giorni perciò la tenda non è un problema.
GIORNO 11:
Giornata dedicata a visitare la città.
Scopriamo due monumenti fantastici:
L’organo del mare: che consiste in tubi che canalizzano l’acqua del mare e ne provoca un suono continuamente differente a seconda delle onde del mare. L’effetto è di una musica infinita suonata dalla natura che ti accompagna per buona parte della passeggiata sul lungo mare.
Il saluto al sole: è una piazza davanti il mare a cui hanno installato a pavimentazione un enorme pannello solare circolare, per tutto il giorno accumula energia e, all’ora del tramonto, cittadini locali e turisti si danno appuntamento poiché allo sparire del sole il pannello si accende in migliaia di luci led che per tutta la notte fanno diversi giochi di luce. È un momento di aggregazione molto particolare e sentito. Tutti assieme in silenzio in un momento dedicato solo a se stessi e alla natura che ci circonda. Un momento fantastico che non potete non vivere se visitate Zara!
-“Si,la città moderna non è granché,molto popolare,ma la città vecchia è davvero stupenda e i due monumenti lasciano davvero un segno nel cuore!”
GIORNO 12:
Ultimo giorno di mare.
Decidiamo che un altro traghetto non può farci male, tanto l’intero carico è in campeggio perciò viaggiamo scarichi.
Direzione isola di Uglian. Pedaliamo verso una piccolissima cittadina di nome Lukoran dove troviamo una spiaggetta piccolina di SABBIA! Con sdraio in legno a uso libero e un piccolo bar. Siamo soli e si prospetta una giornata da segnare negli annali per concludere le ferie in maniera eccellente. Ci godiamo la giornata in totale relax e a fine giornata, dopo la tenda, ci abbandonano anche le racchette da mare che si spezzano. Peccato,erano con noi dal viaggio in Corsica…
Torniamo in città,ci cambiamo e ci godiamo l’ultimo ristorantino. La malinconia di fine viaggio ci prende un po’,ma siamo contenti. E’ stata una bellissima esperienza e una bella scoperta da consigliare a tutti.
GIORNO 13:
Tempo di caricare il tandem ed entrare in città che la Croazia ci saluta con la stessa malinconia che sentiamo dentro gli animi. Piove a dirotto. Facciamo appena in tempo a metterci al coperto di un portico vicino al centro. Non ci viene neanche voglia di pranzare per quanto siamo giù di morale e il meteo non aiuta a rallegrarci.
Finita la pioggia possiamo avvicinarci al porto per il traghetto che ci porterà ad Ancona. Incontriamo una famiglia di cicloturisti: Mamma,Papà e due figli maschi di 11 e 13 anni. Il padre, un uomo gigante che scopriremo chiamarsi Thomas,è incuriosito dal tandem e fa conoscenza con noi. Sono di Zurigo ed entrambi parliamo uno stentato inglese. Anche loro prendono il traghetto per Ancona. Ci imbarchiamo verso sera e ci prepariamo a passare la notte su uno dei divanetti.
GIORNO 14:
Arriviamo ad Ancona e dobbiamo correre verso la stazione,ma il rientro in Italia ci ricorda i difetti del nostro paese,naturalmente non si capiscono le indicazioni e a momenti entriamo in tangenziale col tandem per arrivare in stazione. Perdiamo il primo treno utile per una soffiata di minuti,ma ritroviamo in stazione la famiglia di Thomas. Anche loro devono prendere un treno nella nostra direzione. Finalmente troviamo i biglietti a noi utili e ci dirigiamo al binario. Naturalmente dobbiamo inventarci strani metodi per far fare le scale al tandem a pieno carico,ma ce la facciamo.
Arriva il treno e come una benedizione arriva anche Thomas che intuisce che da solo non ce la farò mai a caricare il tandem negli spazi stretti di un vecchio treno. Con una sola mano prende il tandem e lo carica come fosse uno zainetto… tutti i presenti rimangono a bocca aperta e io e Cassandra lo ringraziamo a profusione. Ci sediamo vicini e ci divertiamo a sentire come pronuncia col suo vocione ogni nome di città che raggiungiamo (AN-CO-NA! RI-MI-NI! Ecc…) sembra Lerch della famiglia Addams! Ci salutiamo a Piacenza.
-“MITICO THOMAS!”
-“Davvero! Dovremmo andarlo a trovare a Zurigo come promesso!”
-“Mi sa finirà come la tua promessa per la Slovenia!”
-“Uffaaa…ci torneremo vedrai! Mica scappa!”
-“Se se ..come no…”
Scendiamo dal treno ancora una volta aiutati da Thomas.
E’ quasi passata l’ora di pranzo e ancora dobbiamo mangiare. Siamo tristi per la fine della vacanza,ma rientrare nei propri luoghi è sempre piacevole. Perciò… decidiamo di andare a mangiare in uno dei luoghi che più amiamo,alla Luppoleria. Pranziamo e decidiamo che anche questo viaggio,come il precedente,deve finire a Bettola. Perciò passiamo in centro per due foto di rito in piazza col tandem. Incontriamo casualmente qualche amico e partiamo.
Arriviamo nel tardo pomeriggio di una calda giornata estiva. Stavolta non ci aspettano al bar gli amici con bottiglie di spumante,ma un saluto affettuoso dei parenti e una doccia calda.

Una fine un po disgraziata:
Il giorno dopo riprenderemo le nostre vite normali se non ché solo qualche giorno dopo, per via delle forti piogge, il nostro territorio viene devastato causando 3 morti e milioni di danni.
Il tandem non è con noi dove viviamo quotidianamente e dove non si sono verificati problemi,ma è rimasto parcheggiato a Bettola,che viene colpita dall’alluvione con grande forza per via della fuoriuscita del Nure. Il garage dove sosta è uno di quelli che viene colpito quasi direttamente.
Dopo settimane di incessanti lavori per tornare alla normalità,ho occasione di recuperare il tandem che non ha evidenti danni,ma è un blocco di fango. Ci vorranno settimane per ripulirlo e sistemare tutto.
Insomma per quest’anno il tandem non è stato fortunato,ma ringraziamo di cuore Nastro Azzurro per averci regalato tanti attimi stupendi. E’ stato il nostro primo tandem e il lavoro per renderlo fantastico e sistemarlo ci ha sempre ripagato con momenti fantastici.
Lo abbiamo salutato a Dicembre 2015,venduto a due ragazzi che lo hanno usato per il loro matrimonio e spero lo usino per i loro viaggi o passeggiate di piacere.
E’ stato però degnamente sostituito da ASAN, il nostro attuale tandem MTB della MDE,una ditta artigianale di Torino. Acquistato usato di terza mano dal buon Mauro Affanni che ce lo ha lasciato a un prezzo molto ragionevole.
Con ASAN le avventure si sono moltiplicate e con lui i nostri progetti e le nostre possibilità!

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