Io e Cassandra ci siamo conosciuti nell’estate del 2013,quindi le nostre prime vere ferie assieme sono arrivate l’anno dopo. In tutto questo tempo nella nostra vita è entrato il primo tandem, un Bianchi Spillone azzurro che abbiamo ribattezzato “Nastro Azzurro” (riferimenti alla birra puramente casuali…) adatto solo a qualche giro in città. Perciò l’inverno è trascorso nella sua trasformazione sostituendo le ruote con una anteriore con dinamo al mozzo,una posteriore con rapporti da mountain bike, i manubri a farfalla, i portapacchi più robusti sia anteriori che posteriori, il cambio, i freni, i copertoni,insomma… Tutto tranne il telaio!!! E il suo inseparabile amico monoruota,il carrellino!!!
Il mezzo era pronto e noi invece non ci siamo allenati mezzo metro,se non qualche passeggiata per provare ogni volta le novità introdotte nel mezzo.
Nel decidere l ‘itinerario abbiamo subito pensato che, essendo le nostre ferie, dovevamo andare al mare, perciò è stato naturale pensare a Sardegna e Corsica. Io già le conoscevo e quindi ho pensato all’ itinerario al lato Est delle due isole perché più facili come altimetrie da superare.
Tandem pronto con borse anteriori, posteriori e carrellino,itinerario deciso,biglietti traghetto comprati! Alla via così!
VIAGGIO 2014
Sardegna ( Olbia – Santa teresa di Gallura)
Corsica (Bonifacio – Bastia)
Continente (Genova – Bettola (PC))
Siamo arrivati a Genova accompagnati col camper dai miei genitori,ancora non lo sapevamo ma questa partenza dal camper diventerà una tradizione anche negli anni successivi.
Carichiamo tutto,ci prepariamo,si rompe il cavalletto e con un po’ di fatica salutiamo i miei genitori e riusciamo a salire sulla nostra nave. Naturalmente passaggio ponte,si dorme sulle poltrone del bar e trascorre la prima notte. L’alba ci riserva l’inizio di una bella giornata all’arrivo del porto di Olbia. Finalmente si scende, si inizia a pedalare verso il primo bar in centro a Olbia,naturalmente in salita… Siamo un po’ cotti dalla notte insonne,ma la voglia di iniziare questa avventura è tanta, perciò un cappuccino una brioche e via.
E’ tutto nuovo per noi. I luoghi,il modo di viaggiare e noi stessi davanti un tipo di esperienza così particolare. Impareremo a conoscere lati di noi che la vita comune non ci aveva rivelato ancora l’uno dell’altra.
GIORNO 1:
Finalmente la vera partenza,ahimé in mezzo al traffico del porto lungo la statale che sale a nord.
Imparo subito dalle prime ore cosa vuol dire viaggiare con una veterinaria… Lungo la strada,in un tratto per fortuna non trafficato,una piccola tartaruga rischia la vita cercando di attraversare. In pochi secondi devo fermare il tandem che col carrellino è più lungo di un camion,bloccare il traffico e consentire a Cassandra di scendere per mettere in salvo la testuggine. Ci farà compagnia qualche chilometro la piccola tarty( così ribattezzata) la lasceremo al sicuro in un bel pratone che non dà accesso alla strada e gli auguriamo ogni bene.
La rottura del cavalletto ci rende obbligatoriamente non solo piloti,ma anche cavalletti umani del mezzo. Ogni volta che ci fermiamo o troviamo un muro o uno dei due deve rimanere a bordo per tenere il tandem e tutto il suo carico. Il caldo si fa sentire, ma per fortuna il campeggio prescelto non è lontano. Dobbiamo arrivare all’Isola dei Gabbiani. Scopriamo che è un tratto sempre esposto al vento dove gli sportivi possono dilettarsi nel kite surf o wind surf. Il campeggio è bello e sarà il più costoso della storia dei nostri viaggi… Impariamo subito il primo giorno che possiamo usare il tandem x stendere i panni lavati e usarlo come base per il pannello solare che ci consente di ricaricare i cellulari.
GIORNO 2:
La Sardegna è solo un passaggio e il nostro obiettivo è già prendere il traghetto per la Corsica da Santa Teresa di Gallura a Bonifacio. Perciò la nostra strada continua imperterrita verso Nord. Ovviamente questo non ci proibisce di apprezzare la bellezza selvatica della nostra isola. A volte non sembra neanche di essere in Italia tanto che i panorami sono selvaggi e alcuni passaggi sono completamente in solitaria. Tant’è che ancora non conosciamo la calamità del nostro mezzo. Lo scopriremo solo nei giorni a venire.
Sul traghetto per Bonifacio possiamo godere dell’ultima Ichnusa che nei giorni in Corsica verrà degnamente sostituita dalla Birra Pietra.
Ma soprattutto possiamo godere di un lato del panorama che negli anni precedenti in cui sono stato non avevo notato. La costa alta che ti dà l’impressione di attraccare sulle spiagge di Dover, in Gran Bretagna, e non in Corsica. Sbarchiamo e ci attende la prima sfida,nonché il primo tifo.
Davanti a noi una salita di 300 metri con una pendenza media vicina al 17/18% con una coda di veicoli impressionante. La gente ci vede scendere dal traghetto carico di borse e carrello e già se la ride. Io e Cassandra siamo alla nostra prima vera prova fisica, ci chiediamo se provarci o meno, ancora non conosciamo le nostre potenzialità e diamo per scontato che a metà salita dovremo fermarci e proseguire spingendo. Gli chiedo di provarci ugualmente,allora marcia agile e via! Pian Piano saliamo e abbiamo il primo contatto con la Francia e i Francesi che ridendo ci urlano: Ale! Velò! Ale!” faremo nostro questo motto in futuro. Tanto da ripetercelo quasi alla nausea davanti ogni sfida a bordo dei nostri tandem.
Stiamo respirando tanto di quello smog che veicoliamo direttamente nei polmoni completamente aperti dallo sforzo. Cassandra inizia a tossire quando ormai non manca molto alla cima,ma non molla. Arriviamo finalmente a scollinare soddisfatti e inquinati… direzione campeggio!
Montata la tenda,fatto amicizia coi gatti del campeggio che vengono viziati da noi turisti,doccia e cena,ci concediamo la prima passeggiata nella bellissima città di Bonifacio,la sua bellezza ci conquista,sono già due giorni che pedaliamo, decidiamo di fermarci qui per due notti. Domani riposo in una delle bellissime spiagge vicine a Bonifacio e visita della città con più calma.
GIORNO 3:
Non si può non visitare Bonifacio.
E’ stupenda.
A partire dal suo porto con le imbarcazioni milionarie, fino alla sua cima controllata dal suo castello millenario. E’ stato magico vedere il tramonto dalle vecchie mura della fortificazione. Ma ancor più bello visitare i negozi ricavati dalle grotte lungo il porto. Specie quello con barili pieni di caramelle!! Da volar via! Quel sacchetto di giuggiole ci accompagnerà per tutto il viaggio.
GIORNO 4:
La giornata precedente ci ha fatto provare il gusto delle ferie:mare e relax. Ora che abbiamo caricato nuovamente il tandem siamo carichi per scoprire nuovi luoghi. La prossima destinazione è un’altra grande città della Corsica. Io già la amo particolarmente,anche Cassandra ne scoprirà la sua bellezza a breve. Portovecchio stiamo arrivando!
La strada non è difficile,sono dei dolci Sali e scendi in queste lingue di asfalto dritte e lunghe,a volte pare di essere in un film americano. Le auto gentili si spostano sempre e non ci passano mai vicini,ogni tanto ci spaventano quando suonano il clacson semplicemente per salutarci e noi non ce lo aspettiamo. I panorami sono fantastici e ci invitano a lasciar perdere la bici e a tuffarci subito in quell’acqua cristallina che in una giornata così calda pare essere freschissima e rigenerante.
Nonostante le tentazioni,facciamo i bravi e arriviamo a Portovecchio, troviamo un campeggio alle porte del paese,bello in ombra e pianeggiante.
Per ogni nostro viaggio abbiamo sempre impostato l’idea di non impazzire a cercare di superare record sportivi o personali. Siamo in ferie e lo stress deve stare lontano, perciò le nostre tappe non sono mai più lunghe di una cinquantina di chilometri e quei chilometri ci mettiamo anche l’intera giornata a percorrerli. Questo ci permette di godere davvero del territorio e di conoscere le persone che ci salutano quando ci fermiamo da qualche parte. Non sono dello stesso avviso i primi ciclo viaggiatori che incontriamo al campeggio e con cui scambiamo quattro chiacchere. Italiani. Sono partiti sei giorni prima e hanno stabilito che in 7 giorni dovevano completare l’anello attorno all’isola per poi prendere il traghetto che li riporterà in Italia. Giornalmente hanno fatto più di 200 km e alla nostra domanda “cos’hanno visto della Corsica?”,sono quasi obbligati a essere onesti e risponderci: Niente… tanto era la loro fretta di superare questo loro record che hanno solo pedalato e si sono scordati di viaggiare e quindi…di vivere.. Ne incontreremo tanti altri di “pseudo cicloviagiatori” (cosi li definiamo perche non possiamo considerarli viaggiatori,poiché per noi il viaggiatore cerca di integrarsi con ciò che sta vivendo, ne carpisce come un ladro tradizioni, abitudini, gestualità. Diventa parte del panorama per un determinato momento storico. Non attraversa velocemente lo spazio senza lasciare il segno).
Siamo stanchi,prepariamo la cena,doccia,due passi attorno al campeggio,ma rimandiamo al giorno dopo la visita della città. Anche in questo caso decidiamo di rimanere fermi un giorno.
GIORNO 5 :
Visitiamo una delle spiagge tanto consigliate dai locali,in realtà sono tutte stupende. Ma in questo giorno particolare mi preme raccontare il ricordo di un esperienza che ci ha fatto perdere un ora di tempo. Come scritto prima,Cassandra non dimentica mai di essere una veterinaria e la Corsica ci riserva una brutta abitudine e una cattiva gestione. Scopriamo a nostre spese che non esistono canili e si trovano lungo la strada tantissimi cani abbandonati a loro stessi. Nell’andare verso la spiaggia ne troviamo uno in difficoltà. Ci fermiamo,non abbiamo attrezzatura per aiutarlo se non acqua. Mentre Cassandra si adopera per capire cosa poter fare, io inizio a chiamare i numeri di emergenza e col mio stentato inglese vengo rimbalzato dalla Gendarmeria, alla polizia locale, fino alla guardia costiera dove finalmente mi spiegano che non esistono servizi di recupero cani e che è prassi che i cani vengano lasciati al loro destino.
Cassandra è in lacrime,non vuole abbandonare il cane e io non so cosa fare,il tandem non può portare il peso di un cane di taglia così grande. Ma siamo fortunati. Pensavamo di essere in un tratto deserto,invece scorgo il cancello di una casa. Mi avvicino e trovo dei bambini giocare,la più grande si avvicina,riconosce il cane e ci spiega essere di un “vicino” (non proprio così vicino,comunque persona che loro conoscono) e se ne prende carico.
Cassandra finalmente si rilassa e possiamo tornare a noi. Questa notizia comunque ci lascia scossi e perplessi,non riusciamo a immaginare che un paese civile permetta che i cani vengano lasciati a loro stessi…
Ma non è finita questa giornata di strani episodi.
Dopo un po’ di relax in spiaggia,decidiamo di rientrare per una doccia e andare a visitare la città. Mentre siamo ancora in bagno,il gestore del campeggio ci raggiunge intimandoci di usare la RACLETTE “ASSOLUTAMENTE” , intende invitarci a pulire dall’acqua in eccesso il piano delle docce. Rimaniamo sbigottiti perché, in primis, era già nostra intenzione dato ché di certo non avremmo lasciato sporco,ma soprattutto non accettiamo lezioni di igiene da gente che non ha neanche il bidet!!! (Naturalmente scherziamo,ma l’episodio ci fa sempre sorridere al suo ricordo per come i fatti si sono svolti)
Finalmente andiamo in città,stasera ci viziamo! Aperitivo e cena in un ristorantino. Mentre ci dirigiamo in paese passa sopra le nostre teste una formazione di 8 CanadAir. Vi è un incendio nei boschi tra la spiaggia e il campeggio e ora che lo vediamo dall’alto della città ci intimorisce,ma fortunatamente l’attività degli aerei risolve la situazione in poco tempo.
Portovecchio è semplicemente magica. Non si può non godersi uno dei ristorantini in una delle belle piazzette o ancor meglio se su una delle terrazze affacciate verso il mare.
Ve ne innamorerete.
GIORNO 6:
Oggi fa davvero caldo e la strada non presenta paesi dove poterci rifocillare adeguatamente. Attraversiamo un paese in cui era segnalato un campeggio,ma è andato distrutto in un incendio dell’anno passato. Dobbiamo proseguire e all’ora di pranzo troviamo fortunatamente un chiosco lungo la strada, non abbiamo potuto ritirare al bancomat e abbiamo pochi contanti,ma fortunatamente, Cassandra ha con se dei buoni pasto che la commessa accetta senza problemi. Ne approfittiamo e abbondiamo col pranzo. Primo,secondo,dolce,caffe e birra a volontà. Ci riposeremo all’ombra di quel chiosco per quasi due ore pur di far passare le ore più calde prima di ripartire.
Mentre riprepariamo il tandem mi capita tra le mani il blocchetto dei buoni e leggo per caso la scritta: VALIDO SOLO IN ITALIA… Lo faccio vedere a Cassie che impietrisce.. non sappiamo cosa fare…vorremmo dirlo alla commessa,ma non abbiamo i soldi contanti per ripagare tutta la roba presa e il chiosco non ha il bancomat… Metto via il blocchetto…saluto la commessa e gli altri clienti..Cassie sale titubante e lasciamo alle spalle il problema… magari la loro banca li accetterà ugualmente penso… (…ma nella realtà praticamente scappiamo come ladri…)
Raggiungiamo un paesino sperduto dove troviamo,fuori dal paese, un piccolo campeggio che sembra gestito da ragazzini,i figli dei gestori,ma gli adulti non li vedremo mai. La più grande si giustifica asserendo che i genitori sono al funerale della nonna. Vogliamo crederle,montiamo la tenda,riscendiamo verso il paese e mentre Cassandra si rilassa un po’ in spiaggia, io vado a fare un po’ di spesa in uno sgangherato market che praticamente non ha nulla.
Non riesco a rilassarmi e l’idea di sdraiarmi al sole mi nausea,oggi ho preso davvero tanto caldo. Anche Cassandra non è in formissima e nella notte capiremo di aver preso un bel colpo di sole. Cassandra riesce un po’ a riposare se non fosse che la disturbo io che ho la febbre alta e gli incubi. Sudo,ma sento freddo. Quasi deliro. Finalmente arriva il mattino,mi alzo e vado a fare una doccia,sono fradicio di sudore. Riprepariamo tutto,io non me la sento di pedalare,ma l’idea di stare un altro giorno in un paese così vuoto mi nausea ancor di più. Cassandra mi incoraggia,mi aiuta. Facciamo colazione. Carichiamo il tandem e ci proviamo.
GIORNO 7
La giornata è meno calda della precedente,dopo i primi chilometri mi rimetto in sesto,solo un po’ di mal di testa,ma il peggio sembra esser passato.
Ci fermiamo in un supermarket e Cassy nella spesa infila un piccolo regalino per me. Uno snack da frigor della Kinder,non possiamo non goderne subito dei benefici del cioccolato e del refrigerio.
Proseguiamo e arriviamo in questa cittadina molto viva,anche se non ha niente di particolarmente affascinante,ma ha tutti i servizi e alle sue porte troviamo, quasi per caso, uno strano campeggio.
Siamo a Prunette. Il campeggio non è segnalato da nessuna parte. L’octopus si chiama (o qualcosa del genere) vi troviamo solo tedeschi…,ma i servizi sono belli ed è tutto in ombra. Un po’ particolare.. ci danno il benvenuto grandi totem indiani di legno e un grasso border collie che si affeziona a noi e ci farà compagnia nei giorni successivi. Il gestore è un tipo particolare che se non è in direzione lo si trova o a fare kite surf lungo la spiaggia del campeggio o a girare in bicicletta.
Il posto è strano ma ce ne innamoriamo,tant’è che decidiamo di starci due notti.
Vi è un locale non più in uso che faceva da bar e vi sono ancora le librerie fornite di libri lasciati dagli ospiti precedenti. Quell’angolo sarà nostro per il tempo che rimarremo in quel campeggio e ci farà da casa. Mai ci siamo sentiti tanto a casa come in quei giorni. Ci fa sorridere, mentre prepariamo la cena,trovare una lavagna con disegnato l’orso Balù che si fuma una canna…
Leggiamo uno dei libri,una favola per bambini,in dialetto corso che è simili al sardo,quindi vicino all’Italiano. Tutti gli altri libri,inutile dirlo..sono in tedesco…
GIORNO 8:
Scopriamo una cosa fighissima la mattina. Verso le 8 arriva un furgoncino bianco che inizia a suonare il clacson. Gli ospiti del campeggio si mettono tutti in fila,vado a vedere e scopro che è il fornaio che porta pane e brioche appena sfornate! Oddio! Impazzisco e compro 4 brioche al cioccolato e una baguette che metto rigorosamente sotto l’ascella!
Meritato riposo sulla spiaggia di Prunette. La giornata non è molto bella e le onde sono alte. Tanto che durante un tuffo in acqua Cassandra viene sbalzata, senza danni, in mezzo alla spiaggia da una delle onde più alte. Dopo la nostra cena nel nostro angoletto e in compagnia del buon border collie andiamo a fare due passi in spiaggia,all’andata vi sono 3 ragazzini che parlano, vi passiamo avanti senza dare importanza alla loro presenza,nel tornare colpisco un oggetto,mi abbasso e trovo 3 birre Pietra nuove e integre. Guardo Cassandra e ci diciamo che probabilmente le avran dimenticate nella giornata odierna. Le facciamo nostre,ma dopo pochi passi sentiamo alle nostre spalle tornare i 3 ragazzi di prima che erano andati a fare un bagno di mezzanotte e sentiamo che stanno cercando le birre che abbiamo in mano noi…come Lupin e Fushiko quatti quatti ci allontaniamo stando attenti a non far suonare le bottiglie tra di loro e rientriamo alla tenda ridendo… per la seconda volta durante queste vacanze ci riscopriamo criminali senza pietà! Le birre sono nostre ora! E le gustiamo anche se a temperatura ambiente, il loro gusto per come le abbiamo ottenute le rende le migliori birre mai bevute al mondo!
GIORNO 9 e 10:
Il viaggio ha fatto il suo giro di boa e ci sta portando verso il suo termine.
Lasciamo questo campeggio che ha conquistato il nostro cuore e ci dirigiamo verso Bastia.
La strada è quasi tutta in pianura,sono solo un po’ di chilometri in più rispetto la media,ma niente di impossibile.
Poco prima di entrare in una delle più grandi città della Corsica ci fermiamo in un bar dove ci raggiunge un cicloturista tedesco. Un altro malato dell’idea di dover fare migliaia di chilometri. Ha salutato moglie e figli il mese prima ed è partito da casa sua per attraversare mezza Italia e la Corsica in solitaria. Ora va verso il rientro dopo aver percorso più di 5000 km. Cos’ha visto? Sprazzi di panorami,niente più. Non sapeva,dopo settimane,neanche quale fosse la birra locale…
Bastia ha un lato moderno e un lato storico,dobbiamo attraversarla da sud a nord per raggiungere l’unico campeggio disponibile. Li conosceremo Serena e Davide,italiani che vivono a Parigi,purtroppo il futuro ci riserverà il ricontattarli più volte per sapere come stanno dopo i diversi attentati subiti nella capitale francese (per fortuna ogni volta senza che loro ne avessero subito danno)
Il centro storico è stupendo e la città è davvero multietnica.
Vi passeremo due notti,poiché siamo in anticipo di due giorni rispetto il traghetto prenotato. Ma questo riposo,ancora non lo sapevamo,sarà più che utile per quello che ci aspetterà a conclusione del nostro viaggio.
GIORNO 11:
Il traghetto di rientro sembra non arrivare mai a Genova e quando finalmente arriviamo è già sera.
In città non vi sono campeggi e non troviamo aree idonee che consideriamo comode e sicure per pernottare con la tenda. Non abbiamo molti soldi,non possiamo permetterci un albergo. Nel nostro girovagare intanto prendiamo la strada che il giorno dopo ci porterà verso casa e nell’uscire dalla città incontriamo un punto che attira la nostra attenzione. Sono già le 20 quindi dobbiamo fare un tentativo. Entriamo nel cancello e bussiamo a una porta.
Ci aprono i gestori e i volontari del Rifugio Sherwood,è un canile gestito privatamente da Marcella Rossi e i suoi soci. Gli spieghiamo il nostro problema,all’inizio non sembrano convinti di fidarsi a lasciarci coi cani,poi ci squadrano meglio e decidono di lasciarci montare la tenda all’ingresso del rifugio.
Passeremo la notte tra gli abbai degli ospiti a 4 zampe del rifugio,ma almeno siamo al sicuro.
GIORNO 12 (Il giorno più speciale del nostro viaggio e dei nostri ricordi):
Ci svegliamo presto per ripreparare tutte le borse,secondo i nostri calcoli dovrebbe essere il penultimo giorno di vagabondaggio. Alle 9 verrà ad aprirci il cancello Marcella. Quando arriva perderemo quasi un ora a vedere il canile,conoscere i loro ospiti,ascoltare la loro storia e finalmente confessare che hanno ospitato un poliziotto e una veterinaria. Marcella e i volontari sono gentilissimi,salutiamo loro e gli amici pelosi e finalmente partiamo. Per fortuna siamo già sulla statale 45. Dovremo seguirla tutta per tornare a casa.
La salita è lunga e costante,mai un momento di pace per molti chilometri,viviamo un paio di momenti di panico quando ci tocca attraversare due gallerie piuttosto lunghe senza illuminazione,se non quella fatta dai nostri faretti. Acceleriamo per toglierci da quella situazione pericolosa il prima possibile. Arriviamo ad Ottone, già in provincia di Piacenza, prima del previsto e all’ora di pranzo. Decidiamo di dar fondo alla nostra cucina e facciamo fuori wurstel e pure. Pranzo ideale visto il cielo coperto e il fatto che siamo in un paesino di montagna. Come finiamo di pranzare viene giù un acquazzone che evitiamo chiudendoci in un bar per una buona oretta.
Confrontandoci decidiamo che è inutile pensare di rimanere fuori un’altra notte perciò avvisiamo i nostri parenti dell’arrivo anticipato. Decidiamo di dirottare verso Bettola dove ci aspettano amici e parenti di Cassandra.
Nel decidere la strada,valutando gli sforzi già fatti dalla mattina,decidiamo di non affrontare una nuova salita,ma di scendere verso la pianura,superare Bobbio,arrivare a Rivergaro,raggiungere Niviano,girare per Grazzano Visconti per immetterci nella statale che ci porterà a Bettola. Allungheremo tantissimo la strada,ma eviteremo di fare altri passi di montagna.
Passato il temporale partiamo decisi,raggiungiamo Bobbio velocemente,foto di rito e ripartiamo.
A Rivergaro ci aspetta Luca,uno zio di Cassandra che ci è venuto incontro in moto. Ci fermiamo con lui dall’anguraio del paese,ci rifocilliamo e ripartiamo dato che ormai siamo al tramonto.
Arriviamo a Grazzano e sono io che accuso la stanchezza più di Cassandra (e pensare che quello più allenato dovrei essere io tra i due) ormai è buio,accendiamo dinamo faretti e mettiamo vestiti chiari addosso.
Arriveremo a Bettola alle 21,accolti da un inaspettato gruppo di sostenitori che al nostro arrivo ci aprirà addosso bottiglie di spumante.
Un arrivo da eroi che, inaspettatamente, hanno percorso in un giorno solo 130 km! Per noi un record in quell’anno!
Dopo i saluti di rito finalmente ci aspettavano il meritato premio… Bistecca,birra e … un comodo letto!
Così si è concluso il nostro primo viaggio in tandem.
Ancora non sapevamo sin dove ci avrebbe portato il nostro fantastico mezzo.
Ancora non eravamo: il tandem volante
Ma stavamo iniziando a capire che vi erano tutti i presupposti.