L’Iran, volenti o nolenti, l’abbiamo dovuto attraversare da Nord a Sud sempre rincorsi dalla scadenza del visto di soltanto 21 giorni.
21 giorni magari non son pochi per chi viaggia in aereo e mezzi pubblici, per chi si siede sui sedili in fondo e si fa 15 ore di pullman fermandosi ogni tanto per mangiare e fare pipì. Anche io in effetti mi siedo dietro buona buona, ma al mio autista 15 ore di guida di fila non posso mica chiederle. E poi a noi piace andare piano. Per scelta.
E così è più o meno dal giorno stesso in cui siamo entrati in Iran che ci diciamo l’un l’altro “ma lo vedi quanto è grande sto paese? dobbiamo andare veloci! Dobbiamo andare a Sud!”.
In questo modo non ci siamo fermati abbastanza nel verdissimo Nord, dove dopo una notte a Jolfa (nella peggiore bettola di tutto il viaggio: per 6 € entrambi va più che bene!), e qualche giorno a Tabriz per sistemare 2 cose alla moto (catena da regolare dopo le devastanti buche Georgiane, perdita di olio da fermare e il solito rabbocco di acqua alla batteria) abbiamo visitato la città di Ardabil. Entro in una pasticceria per comprare un dolcetto, il pasticcere mi sorride e mi chiede “di dove sei?” “Italia” “Quale vuoi?” “Questo qua. Quant’è?” sorriso “No dai, quant’è?” entra Thomas “Cosa succede?” il pasticcere prende un altro pasticcino e lo mette in mano a Thomas e poi si rimette a fare i fatti suoi. Grazie!
E da Ardabil verso le montagne costellate qua e la di terme naturali. Noi ci siamo fermati in quella di Giwi perchè pare che sia quella con le acque migliori -perchè è quella che abbiamo trovato-. Qua c’erano delle casette di legno da affittare per chi fa trattamenti da più giorni, costavano 5 €, per noi gratis “Ospiti dell’Iran!” e una stretta di mano. Entro nelle terme -50 centesimi di euro- l’aria caldissima e umidissima che normalmente mi avrebbe fatto boccheggiare mi fa invece sorridere considerando che fuori fa freddissimo e piove. Io mi preoccupavo, che costume mi metto? le donne iraniane avranno sicuramente un costume super intero e io con il mio bikini dove vado? Beh erano tutte nude, problemi zero. Superato lo spogliatoio entro nella zona vasca vera e propria. L’acqua è nera-nera, la vasca è super affollata -dentro, sedute sui bordi, sedute più indietro, in piedi, che nuotano- e tutte parlano. Ok, il primo impatto è “oh cazzo” poi mi riprendo e dico “fai quello che fanno loro e fai finta di niente, entra nell’acqua”. L’acqua è decisamente nera. Entro ed è super piacevole, è caldissima e il tetto non c’è e quindi piove dentro: acqua da sopra e acqua da sotto. Bellissimo. Superato il primo -secondo e terzo- momento di smarrimento è stata un esperienza magnifica. Se ho fatto il bagno lì dentro e non mi sono ammalata e neppure trasformata in un fungo gigante posso fare il bagno anche nel Gange.
Dalle terme saremmo dovuti andare a Masule percorrendo una strada che in teoria passava attraverso foreste di noccioli. Ci sono tutti questi “se” per il fatto che ovviamente abbiamo sbagliato strada. Insomma, noi lo diciamo sempre a tutti che sbagliamo strada in continuazione eppure non lo scriviamo mai, ecco questa volta abbiamo sbagliato alla grande ritrovandoci su una strada che faceva un passo da un posto di qua a un posto di là attraverso delle zone super freddissime. E noi li a maledire chi ci aveva consigliato la strada “ma stì noccioli dove sono? qua c’è solo neve e freddo…mai seguire i consigli degli iraniani…”. Poi siamo scesi dal passo e al posto che essere andati avanti eravamo andati indietro. Molto bene. Dovevano essere 2 ore di strada, sono diventate più di 5.
Masule è una paesino per cui gli iraniani impazzisco, noi siamo arrivati, siamo stati circondati da buttadentro, li abbiamo spostati in malo molo e malo clacson, abbiamo girato la moto e ce ne siamo andati più a valle. La verità è che gli iraniani impazziscono per gli alberi -e noi che ancora non capivamo perchè- se ci sono più di 2 alberi loro fanno una foto. Qua ce ne sono tantissimi -ah, la foresta di noccioli esiste davvero-.
Decidiamo di spisciare Tehran e ci dirigiamo a Sud. A Qazvin veniamo scortati dalla polizia (2 unità in motorino… ma giusto perchè non avevano altro da fare! Video); da lì in giù inizia il deserto. Viaggiando in Iran uno riconsidera il significato della parola “deserto”. Deserto è dove non c’è nulla, ma nulla nulla. C’è una strada e intorno tralicci e arbusti. In questo deserto iraniano poi inizia a fare caldo, ma caldo vero. Diciamo che da qua in poi inizia il ripetitivo “Ciao ragazzi come va?” “Fa caldo” ripetuto fino alla noia a chi vuole chattare con noi…
La nostra strada verso il deserto, che diventerà sempre più rosso e sempre più caldo, comincia durante una tempesta di sabbia, quando abbiamo deciso di abbandonare le strade ragionevoli per seguirne una tutta “plici-plici”… Video