A Gilgit abbiamo incontrato Zameen, un ragazzo che ci teneva più che mai a portarci a visitare le sue valli. Nel giro di un paio d’ore si è messo daccordo con suo cugino, fatto prestare una moto, preparato uno zaino con le cose per il campeggio ed era pronto per partire con noi verso la regione di Ghizer. Come dirgli di no?
Grazie alla “Bank Connection” di Zameen la prima notte siamo stati ospitati da un suo collega a Gakuch in quella che al momento mi è sembrata la casa dei sogni.
Il tetto era basso e piatto, le stanze luminose e dalle pareti spoglie. L’unico elemento di arredo erano i tappeti dagli intricatissimi disegni stesi in più stradi a coprire l’intera superficie del pavimento e i cuscini decorati a mano dalla padrona di casa.
In giardino, albicocchi, noci, meli, uva, un orto rigoglioso, mucche e pecore.
“Sono le nostre donne che si occupano del giardino e di casa” mi dice orgoglioso il nostro ospite “gli uomini si occupano di fare la spesa e del lavoro nei campi, che è più faticoso”.
6 mesi di febbrile lavoro d’estate e 6 mesi d’inverno rannicchiati nell’unica stanza con la stufa a godersi la famiglia e il meritato riposo.
Il giorno dopo ci spostiamo avanti lungo una valle che diventa sempre più verde a ogni curva, fino a giungere a Phander, dove il ruggente torrente che corre parallelo alla strada si calma e il rombo dell’acqua lascia il posto al silenzio.
Montiamo le tende su un’isola del fiume, Zameen e suo cugino ci cucinano un improvvisato, ma delizioso Biryani col pollo, beviamo del vino fatto in casa che ci avevano regalato la sera prima a Gakuch (si, fanno dell’ottimo vino a Ghizer, fatto macerare per mesi in giare di pietra sottoterra).
e poi La notte. Le stelle.
Nell’aria fredda della montagna, il cielo è completamente terso e senza luna. Così tante stelle che non si distinguevano le costellazioni. Così tante stelle che la loro luce illuminava le montagne. Così tante stelle che la Via Lattea era tangibile e incredibilmente vicina..
Ho questo “brutto vizio” di decidere dove andare semplicemente guardando sulla mappa quali strade mi ispirano di più. Così, il giorno dopo ho scelto un altro punto a caso dulla mappa: una valle laterale, la Yasin Valley.
Donne stendono le albicocche ad asciugare al sole, sopra ai sassi, sui tetti e ai lati della strada. Ogni volta che ci fermiamo veniamo accolti da moltissimi sorrisi e tantissime albicocche. Ce ne riempiamo le tasche e dopo vari tentativi, in cui mi spalmavo le albicocche sul naso, sono persino riuscita a imparare a mangiarle con il casco integrale 😉