Nonostante l’India sia un’unica Repubblica Federale (composta da 29 stati federati e 7 territori), al suo interno le diversità sia a livello paesaggistico che culturale e linguistico sono immense.
In India vivono ben più di 1 miliardo di persone, vengono parlate più di 24 lingue riconosciute ed infiniti dialetti, ma la lingua ufficiale è l’Inglese, ereditata dall’Impero Britannico in epoca coloniale.
Forte è l’influenza British, sia nei buffi termini che utilizzano (“public conveniences” viene preferito al comune termine “toilets”) che nei gesti quotidiani come il guidare a sinistra ed appellare con Sir o Ma’m il proprio interlocutore.
Religione
La religione è uno degli aspetti più importanti della vita in India, segna i diversi momenti della giornata che inizia con la preghiera al sorgere del sole e termina con quella al tramonto.
In India ci sono più di 11 religioni diverse e tutte convivono e si mischiano. Non è difficile trovare nei tempietti a lato della strada o nelle case, un’immagine di un dio Indù accanto a quella del Dalai Lama e di Sai Baba.
L’Induismo è la principale religione indiana, la più colorata e oggetto di attenzione da parte degli occidentali ed è praticata da più dell’80% della popolazione. Vi sono un’innumerevole quantità di dei e ogni fedele ha un particolare dio guida (legato alla propria famiglia, alla propria casta o a seconda di quale grazia spera di ricevere) a cui vengono fatte offerte di riso, ghee e fiori. In caso di grazia ricevuta spesso i fedele “ringrazia” facendo cospique offerte in denaro.
Gli dei Hindù sono fortemente umanizzati e le loro storie raccontano dei loro desideri segreti, delle loro debolezze come delle loro forze, dei loro vizi e rapimenti d’amore.
Le altre religioni principali sono Islam (14%) che viene praticata principalmente nel centro dell’India, Sikhismo (concentrato in Punjab), la religione Jain (principalmente in Rajasthan e Marahstra), Buddismo (nelle montagne del Ladakh) ed esistono anche piccole comunità che professano Ebraismo, Cristianesimo (a Goa e nel Sud dell’India), Testimoni di Geova e varie religioni tribali.
Popolazione
Gli Indiani si dividono in due grandi gruppi:
Consumatori
vivono principalmente in città, spesso ostentano più ricchezza di quella che realmente possiedono, sono consumatori voraci e instancabili e si fanno fortemente influenzare dalle mode occidentali sia nel modo di vestire, che nei cibi e nei passatempi. Li puoi riconoscere per la pancia gonfia e la polo con il colletto alzato, le donne dai fianchi abbondanti con il trucco pesante e il suv appena lavato.
Non Consumatori
sono tutti gli altri. L’indiano “medio” consuma, ma pochissimo: la sua dieta si basa su verdure, riso e farina, spesso si veste in maniera tradizionale e vive una vita semplice. Le loro donne hanno la schiena dritta, educata per anni a trasportare pesi in equilibrio sulla testa, gli uomini sono magri e si muovono lentamente, con una calma tipicamente indiana che o la si impara ad amare o si scappa urlando.
Fanno parte dei Non Consumatori anche coloro che non consumano del tutto, come i Sadhu o Baba (saggi o santoni) e i mendicanti che vivono di elemosina e i religiosi e gli asceti che vivono negli Ashram il cui sostentamento si basa sulle offerte dei fedeli.
Cibo
Per gli amanti dei tour gastronomici, l’India è un paradiso. Per coloro che non amano il cibo speziato invece potrebbe rivelarsi un inferno.
La cucina Indiana è, in linea di massima, vegetariana, ogni stato ha i suoi piatti caratteristici, ma la vera differenza la si sente nel passaggio da Nord a Sud.
Nel Nord, la cucina più rinomata è quella del Punjab, ricca di curry speziati accompagnati da chapati (piadine fatte solo di acqua e farina), poori (dischi di pane fritto) e paratha (chapati cucinato con l’olio, spesso ripieno di patate o cavolfiori).
Nel Nord, il Paneer è un piatto rinomato e si tratta di una specie di formaggio vegetariano in cui il latte viene fatto cagliare utilizzando il limone. Si può poi condire in diversi modi, con i pomodori, con gli spinaci o unito ad altre verdure.
Nel Sud la cucina è più semplice, principalmente a base di riso in tutte le sue forme (riso bianco, dosa, uttapam, idli e pittu) e sambar (un curry di verdure molto allungato).
Nel Sud molti piatti sono a base di farina unita ad acqua che viene lasciata fermentare tutta la notte. Principalmente viene usata la farina di riso, mischiata a quella di altri legumi (Ulundu). La pastella viene poi cotta al vapore (come nel caso degli Idli) o alla piastra (come i dosa che sono specie di crepes).
Comune ad entrambe le cucine è la passione per gli snack fritti (Samosa, Cachori, Pakora) e per le salse (Chutney che possono essere di cocco, di menta, di mango agrodolce e chi più ne ha più ne metta).
Il nostro piatto preferito al Nord è lo Shai Paneer e al Sud sono gli Idli Sambar con Coconut Chutney.
Dormire
(prezzi aggiornati al 2014)
Hotel
La regola è che più il posto è turistico più i prezzi degli alberghi scendono. In montagna (Himachal e Kashmir) come in Rajasthan si trovano stanze a partire dalle 100Rupees (1,2€) in su, mentre a Goa le stanze partono dalle 250 Rupie fuori stagione alle 300 Rs in stagione. Nei posti che non vivono il turismo di massa (Madhya Pradesh, Orissa, Chattisghar, Andra Pradesh, Tamil Nadu) e stanze in albergo possono essere piuttosto care, partendo dalle 500Rs (6€) in su.
Campeggiare
Ad esclusione delle montagne, campeggiare in India è piuttosto difficile.
Il primo problema è che c’è troppa gente. Nelle pianure è difficile trovare un posto isolato dove piantare la tenda, per cui di solito chiediamo alle famiglie se possiamo dormire nel loro giardino o nelle vicinanze della loro casa.
Il secondo problema sono le tigri e/o i serpenti e/o gli scorpioni. Non appena esprimi il tuo desiderio di campeggiare a qualcuno, questi cercherà di impedirti di farlo per paura delle tigri (anche se in una regione dove le tigri sono scomparse da anni) o degli animali velenosi, o perchè no, di entrambi.
Spesso abbiamo chiesto ospitalità alla Dharamsala (case per pellegrini) dei templi Indù o nelle Gurdwara (templi Sikh)
Abbigliamento
L’India colpisce fin dal primo istante per il suo abbigliamento colorato: dai Saree lunghi 5m (tradizionalmente dovrebbero essere di 8m) in cui si arrotolano le donne, alle “gonne per uomo” del Sud dell’India chiamate Longhi, al telo, generalmente bianco, tenuto su da una cintura e legato a formare dei pantaloni tipico di Rajasthan e Marahstra.
Nonostante il Saree lasci scoperta la pancia e ci è capitato di vedere donne portarlo senza la blusa (alla maniera tradizionale), l’India non è il paese dell’anticonformismo: nessuna donna indiana indosserebbe mai un Kurta senza una Dupatta (sciarpa, simbolo dell’emancipazione femminile) e si aspettano che le donne occidentali si vestano con decenza.
E’ bene non indossare gonne o pantaloncini troppo corti e canottiere particolarmente scollate.
Queste considerazioni perdono un po’ della loro enfasi nelle occidentalizzatissime città e in posti come Goa e Auroville.
Per entrare nei templi Indù bisogna togliersi le scarpe, mentre non è necessario coprirsi la testa. In alcuni templi nel Sud dell’India agli uomini è richiesto di togliersi la maglietta.
Per entrare nei templi Jain bisogna torgliersi le scarpe e tutti gli oggetti in pelle e non è permesso l’ingresso alle donne durante le mestruazioni.
Per entrare nei templi Sikh bisogna togliersi le scarpe e sia uomini che donne devono coprirsi il capo.
Per entrare nelle moschee bisogna togliersi le scarpe, le donne devono avere gambe, braccia e testa coperte.
Comunicare
La lingua ufficiale dell’India è l’Inglese e molti indiani effettivamente lo parlano, sopratutto al Nord e nelle città. Il Rajasthan è lo Stato dove abbiamo avuto maggiori difficoltà di comunicazione.
Spesso c’è più probabilità di trovare qualcuno che parla inglese fra gli anziani che fra i giovani.
Nel Nord la lingua principale è l’Hindi (हिन्दी), nel Sud il Tamil (தமிழர்), in Andra Pradesh e nelle isole Andamane si parla il Telugu (తెలుగు), in Ladakh il Ladakhi ecc.ecc. e tutte queste lingue non hanno nulla a che vedere l’una con l’altra.
L’idea che un indiano del Nord dell’India non si capisca con un indiano del Sud mi risulta incredibile eppure è così: per capirsi devono parlare in Inglese.
Visitare
Gli indiani purtroppo sono convinti che tutti gli occidentali stampino soldi, per cui aumentano i prezzi per i turisti. Che questa pessima abitudine dai negozianti sia però arrivata fino al Ministero del Turismo, è davvero strabiliante. Per qualunque monumento storico o museo i turisti pagano 20 volte di più dei locali. Per cui quando gli indiani pagano 10 voi pagherete 200. Loro la chiamano amichevolmente “White Tax“.
Può tornare utile sapere che…
- Su ogni confezione è indicato il prezzo (MRP stà per Maximum Retail Price).
- La data sulle confezioni è quella di produzione, non di scadenza.
- Quando ordini da mangiare devi sempre ordinare pane o riso altrimenti ti ritroverai a mangiaresoltanto intingoli.