Questa sono io in Iran, e quello sul mio anulare sinistro è il nostro anello di matrimonio.
Mamme e papà non agitatevi, è solo per finta!
Grazie a quell’anello io e Thomas abbiamo il permesso di andare in giro insieme e di tenerci per mano senza compiere nessun’azione illegale -nonostante le altre azioni illegali che compiamo sono: mentire sul fatto che siamo sposati, andare in giro con ragazzi iraniani senza il permesso ufficiale del Ministero degli Esteri, guidare una moto sopra ai 250cc, usare internet con i VPN, guardare la tv con il satellite e probabilmente svariate altre cose che semplicemente non sappiamo…-
Sono un pò combattuta nel parlare dell’Iran, da una parte c’è l’hejab, la legge per cui le donne devono essere sempre coperte e indossare il velo e dall’altra c’è un’enorme considerazione nei confronti delle donne. Non avendo grandi esperienze di viaggio in paesi arabi, sono portata a comparare la mia esperienza in Iran con quella in Marocco, nonstante le evidenti diversità culturali. Mentre in Marocco non ero obbligata a portare il velo, nessun uomo parlava con me, il loro interlocutore era sempre Thomas anche se ero io a porre la domanda. In Iran non è così, le donne sono considerate al pari degli uomini, solo che devono essere sempre coperte (in pubblico) e non possono toccare gli uomini (marito escluso), neppure per stringergli la mano per presentarsi -e questa è lo cosa che mi urta di più, io che sono così tocchicciona.
Siamo in Iran da meno di una settimana e questi sono i 2 incontri che più mi hanno colpito:
Ragazzo, 20 anni, studente universitario. In casa del suo migliore amico, che ci ospitava, aveva un altarino dedicato alla cura dei capelli, che si pettinava continuamente. Nella sua vita, oltre alle donne della sua famiglia, aveva visto senza velo la sua fidanzata e me. Con la sua “fidanzata” ha un rapporto assolutamente virtuale che gira intorno agli sms e alle telefonate. Alla domanda “se fossi tu il capo del mondo lasceresti tutto così?” la risposta è stata “Si. Le donne in questo modo si sentono protette e poi non vorrei che nessuno vedesse la mia fidanzata senza il velo, non lo accetterei, sono molto geloso”.
Ragazza, 29 anni, ex insegnante universitaria. Incontrare lei e la sua famiglia mi ha fatto rilassare moltissimo nei confronti dell’Iran. Appena incontrata, in strada, ha stretto la mano a Thomas e poi a casa tutti gli uomini della sua famiglia mi hanno stretto la mano facendomi sentire di nuovo una persona. Ci è stato offerto del Jhonny Walker e abbiamo guardato insieme le notizie della BBC sul satellite. Insegnava inglese all’università, ma se ne è dovuta andare per differenza di vedute.
Superato l’impatto dei primi giorni il velo non mi dava più così fastidio, ho smesso di controllare ogni 3 secondi di avercelo ancora in testa e anzi, ci sono stati dei momenti in cui mi faceva persino piacere averlo. Fra donne in Iran c’è una fortissima empatia, sembra che tutte si conoscano da sempre, quando invece si sono appena incontrate, si aiutano, si toccano e ti trascinano con loro qua e là, questo ti fa sentire benvoluta sempre.