Mi rendo conto solo ora che non ho fatto la mia parte; ero preoccupato per Agata, ed ero evidentemente sotto shock.
E probabilmente adesso non e` piu` nemmeno il momento giusto: immagino che alla televisione il problema sembri dissolto… ma -ovviamente- nulla e` piu` lontano dal vero. Anzi.
E allora eccomi qua, nel mio piccolo, a cercare di fare quello che posso.
Questi i fatti: Agata era a la` durante la scossa, tutte quante. Proprio a fianco alla stupenda Durbar Square che adesso non c’e` piu`. Io invece ho fortuitamente lasciato Kathmandu con la moto una settimana prima del disastro. Dunque non ho le parole per descrivere quello che e` avvenuto: per 4 terribili giorni non ho avuto notizie sulla sorte della mia compagna, poi ho ricominciato a respirare. Ma da quello che ho saputo, sentito, percepito, non esiste descrizione possibile se non rinchiudere tutto in una singola glaciale parola: Apocalisse.
Agata si e` trovata in mezzo alle macerie e alla disperazione, e invece di cercare la via piu` rapida per “volare via”, assieme ad un gruppo di ragazzi qualunque, ragazzi come me e te, hanno cercato di dare una logica migliore a questo evento.
Questi ragazzi hanno creato una pagina Facebook per raccogliere delle donazioni per portare aiuto ai piccoli villaggi della zona colpita, villaggi ovviamente tagliati completamente fuori dagli aiuti internazionali… e credo che il loro aiuto stia andando molto piu` a segno delle grandi associazioni “di marca”. Questo l’indirizzo (potete vedere Agata nell’immagine di copertina, tutta impolverata, sulla destra): Share for Nepal Earthquake
Hanno un camion, e con quello stanno facendo l’impossibile, portando cibo, tende, riparo e conforto a chi aveva poco e adesso non ha piu` nulla. In cambio ricevono sorrisi. Ho saputo che devono viaggiare alla notte per evitare le imboscate dei predoni assetati di rifornimenti… l’Apocalisse.
Questo e` quanto, chi puo` condividere, condivida, chi puo` donare, faccia il possibile.
Io sono stato toccato da vicino, ma eventi come questo riguardano l’umanita` intera. E credo questo sia il mezzo piu` concreto ed efficace per chi volesse fare qualcosa.
Per chi volesse, per una volta, smettere di osservare inerte il mondo che vive e respira.
Per chi volesse dimostrare di essere vivo, vivo e consapevole.
Per chi volesse smettere di sentirsi una formichina e prendere coscienza delle proprie incredibili, illimitate potenzialita`.I’ve realised just now that I didn’t play my part; I was worried for Agata, and I was clearly shocked.
And probably now is not even the right time: I guess that from the television that the problem seems to have disappeared. Obviously – nothing is further from the truth. The very opposite is in fact true.
So here I am, in my small way, trying to do my best.
These are the facts: Agata was there when the earth rumbled and shook. She was there for all of it, just close to the magnificent Durbar Square that does not exist anymore. I instead, fortuitously, left Kathmandu with the bike one week before the disaster. So I’m speechless about the descriptions of what happened there… for 4 days I didn’t have any clue as to Agata’s fate, then I was able to breathe again. From what I’ve heard, felt and perceived, a proper description doesn’t exist. I can only articulate a single frightful phrase: the Apocalypse.
Agata found herself among ruins and suffering but instead of trying to find the quickest way to “fly away”, she chose to stay. Together with a small group of ordinary guys from all over the world, guys like me and you, they attempted to give a more logical response to the event.
They activated a Facebook page to collect donations with which to bring assistance to the small villages of the area. These villages were completely left out from the international support… and I believe that this help has found its target much more effectively than the renowned “branded” humanitarian organizations. This is the address (you can see Agata in the header image, on the right, totally covered by dust): Share for Nepal Earthquake
They have a truck and they are doing the impossible. Bringing food, tents, shelter and support to those who once had little and now have nothing. Smiles are the team’s reward. They have to move at night to avoid the ambushes of the plunderers looking for supplies… the Apocalypse.
That’s how it is. Anyone who can share, please share. If you can make a donation, please do it.
I’ve been directly touched by what’s happening but, such events concern the whole of humanity. And I think this is the most direct and effective way to be engaged and respond.
To those of you who would like to be more than a neutral observer of the living world.
To those of you who want to prove to be alive and conscious.
To those of you who would like to be liberated from the disempowerment, to activate their incredible, limitless potential.
Thomas @ Siem Reap, Cambogia.
collaborazione, solidarietà, sacrificio, sono i valori che mi trasmette questa foto, senza dimenticare il coraggio e la forza di Agata e degli altri ragazzi di restare in Nepal per prestare il loro aiuto alla popolazione. Tutto questo ragazzi vi fa molto onore,