Di certe situazioni non vale davvero la pena spiegarne i retroscena, fatto sta che per Capodanno 2015 ero in un disco-pub a New Delhi, ad Hauz Khas per la precisione; chi conosce Delhi ha già capito.
Sono stato invitato da buoni amici locali sordo-muti, dunque non nutrivo grandi aspettative riguardo alla musica… ma la dj era bionda e figa. Nessuno era lì per la musica a pensarci bene.
Hauz Khas Village è per l’appunto un villaggio progettato per le serate sfrenate della Delhi bene. C’è un unica entrata, con sbarra, polizia e metal detectors. E io dal mio balcone al 2ndo piano dell’Elf Cafè, proprio vicino all’entrata, me lo godevo proprio questo flusso ininterrotto di gioventù indiana arrivare a fiumi, carichi di energia e voglia di vivere.
I ragazzi con la loro giacca in pelle più cool, i jeans attillati e le scarpe buone. I Sikh indossano il loro turbante migliore mentre gli altri hanno i capelli scolpiti dal gel. Le ragazze invece osano di più: minigonna e tacco alto nonostante il freddo, niente giacca, rossetto e tutto quanto.
Una fiera luccicante di persone e soprattutto di “life-styles”, la parola chiave di questi tempi a New Delhi. E dire che sono di Milano, eh? Abitavo dietro a Corso Como, di serate fashion ne ho viste tante.
Ma rispetto a Milano qua ci sono delle differenze notevoli. Dal mio racconto ci si aspetterebbe giovani trasgressivi, di 20 e 30 anni, universitari e affini. Qua no. Qua il target medio è sopra i 30, con punte di quasi 50, padri di famiglia insomma. Tutta quella categoria di persone che alle nostre latitudini passano capodanni di classe con le proprie mogli, in ristoranti di lusso e simili, qua si accalcano sudati e pieni di testosterone su una pista da discoteca.
Le loro polo e le loro capigliature rade in effetti ai miei occhi stonano un po’ con la situazione, ma qua la trasgressione di chi può permettersi una serata come questa sta esattamente qua: vestirsi casual. I piu`trasgressivi tirano sù il colletto della polo.
E quindi mi ritrovo in un dance floor con signorotti attempati, pullover sulla camicia, fronte stempiata e sudata, scatenati. Alcuni hanno portato anche i figli a fare un “capodanno western”. Ma non hanno nulla della signorilità e compostezza che uno si aspetterebbe da tale età e ceto sociale . A tratti mi pare persino grottesco: sono degli adolescenti nel corpo grassotto e sgraziato di un signore di mezza età. Ma capisco che questo è solo nei miei occhi, è un retaggio culturale. Ma come la pensereste voi se trovaste su facebook la foto di vostro padre, sudato e stravolto, che si fa un selfie marpione avvinghiato alla povera dj bionda e irrigidita? Il mondo è bello perchè è vario.
Tanto entusiasmo dicevamo, e aspettative per una serata di follie e divertimento. Poco dopo mezzanotte il flusso inizia a invertire direzione (all’1 qua chiude tutto). Ma lo spettacolo è cambiato.
Ragazzi si sorreggono a 4 a 4 cercando di trascinarsi verso l’uscita. Gente per terra, che non capisce come girarsi, lasciati indietro dagli amici. E le ragazze… Le più fortunate hanno un ragazzo lucido a sostenerle, le altre sono buttate per terra, con le calze strappate. Assieme al trucco vedo colare anche una bava di saliva che si allunga fino alla lercia strada su cui si trovano anche i suoi accessori griffati. I tacchi e la minigonna adesso fanno un altro effetto. Tutto questo accade sulla strada, in mezzo alla monezza, mentre SUV stracarichi di persone sfrecciano facendo lo slalom tra la gente sbronza, e i motociclisti danno prova di tutta loro abilità. Questo esodo apocalittico sembra un immagine tratto da qualche film di zombie. Della voglia di vivere che mostravano all’entrata non c’è più alcuna traccia.
Funziona così, qui come in 1000 altri posti al mondo, dove l’alcool viene somministrato dallo stato. Gente entra, carca di soldi, ed esce, carica di alcool, malessere e disagio.
Ma ancora, in Asia c’è una piccola differenza. Ve la spiego in poche parole.
Sul Mediterraneo non bevi solo per sbronzarti, bevi – effettivamente – per divertirti. Se alla seconda birra sei in mutande a vomitare, io non ci vengo più a bere con te, non ti pare? E ci piace il bere in sè, più che la sbronza. Infatti in Italia si beve bene: i beveroni di alcool cheap o la bottiglia di vino sottomarca sono ricordi adolescenziali per la maggior parte. Quando usciamo a bere lo facciamo con uno spirito da quasi degustatori…
Qua è esattamente l’opposto: il primo che si sbronza è il più cool… l’obiettivo è effettivamente vomitare in mutande! Ne ho visti davvero tanti, qua come pure in Sri Lanka: signorotti arrivare con altezzosità e puzza sotto il naso, cantare in mutande al secondo bicchiere di whisky, di quelli locali venduti in bottiglie di plastica, spesso in dose singola. E sempre in Sri Lanka ho visto con i miei occhi allungare il toddy fatto in casa (genuinissima birra di palma) con l’acido della batteria per far crescere la gradazione e sbronzarsi prima. E non parlo di alcool destinato alla vendita, parlo della scorta personale da degustare assieme agli amici nelle serate speciali… qualcosa non mi torna.
Mio padre beve un bicchiere di vino tutti i giorni, da sempre. Non l’ho mai visto sbronzo. Qua bevono aranciata e succhi di frutta… ma col calare del sole sorge la follia.
New Delhi, India
Un super abbraccio a Gaurav & Murielle and friends, sono praticamente stato il testimone delle loro nozze! : )