La Cappadocia di Agata

Non so descrivere la Cappadocia a chi non c’è mai stato.
Posso solo dire che alla fine dell’estate è abbagliantemente bianca e gialla.
E che si, tutti quei buchetti irraggiungibili sono davvero case per i piccioni.
Posso poi consigliarvi sotto voce che si è nascosta a Soğanlı in barba a tutti i turisti.
Ad alta voce voglio invece dire che:
Io in Cappadocia non sono entrata in nessun open air museum.
Non ho mai pagato 2 lire per poter guardare un tramonto.
Non ho dormito in nessuna Cave House a Göreme.
Non ho neppure fatto una foto sul dorso di un cammello (un cammello??!).
E non per questo mi sento di essermi persa qualcosa, e forse grazie a questo la Cappadoccia è stata per me un’esperienza e non soltanto un giro turistico.
Noi, piuttosto, siamo stati svegliati dalle mongolfiere che facevano su e giù intorno alla montagna dentro cui dormivamo. [“Se c’erano le mongolfiere significa che stavate dormendo in un posto bellissimo” cit. Arşad (la nostra guida per perderci)]
Noi abbiamo visto l’alba entrare dalla porta di una grotta nel villaggio sperduto di Zengi.
Abbiamo tirato dritto per due ore camminando tra i rovi puntando a Nord Est perchè, se sai come fare, di giocare non si smette mai. [“It’s time to make a decision. Both the roads could be good. You are the only one who can decide wich one is the best one to take in this moment.” cit. Arşad (che abbiamo incontrato per caso un tramonto, è stato con noi noi un’alba e così come è arrivato se ne è andato senza clamore)]
Abbiamo strisciato dentro a una grotta che aveva un’entrata nascosta dai rovi e un’uscita che dava direttamente su un campo di more.
E per tutto questo devo ringraziarti Thomas. Perchè sempre con te si fanno le cose più strane e complicate con una incredibile naturalezza e facilità.

Agatik