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Iran: sempre più a Sud

Prima tappa sudaticcia: Kashan, città ai margini del deserto, dove scopriamo con estremo piacere che tutti i parchi che di giorno sono pieni di famiglie che fanno pic-nic, di notte si trasformano in campeggi per tutti i turisti che visitano la città. E così la nostra tenda è circondata da altre tende e alla mattina veniamo adottati da una famiglia di Tehran che ci offre colazione e pranzo; nonostante l’inglese (da parte loro) e il farsi (da parte nostra) scarseggi, ci capiamo a gesti e gran sorrisi.
Il parchetto dove abbiamo campeggiato è – un po’ per caso e un po’ no – esattamente di fronte ai Giardini Fin che sono probabilmente i più famosi giardini di tutto l’Iran. I padiglioni decorati, la vasche di marmo e le fontane ci hanno aiutato a superare piacevolmente una giornata decisamente torrida.

Sempre più a Sud, verso la super turistica – e bellissima – Isfahan. Belli sono i ponti, bellissime le moschee con i muri e i soffitti decorati di disegni così minuscoli che si fa fatica a metterli a fuoco (Video). E poi il gigantesco bazar coperto – ma quanto mi piacciono i bazar?? -. Lì proviamo il gelato-spaghetti all’acqua di rosa. Che cose buffe che si mangiano nel mondo…

Sempre più a Sud e sempre più caldo, verso Shiraz e Persepolis, l’antichissima capitale dell’impero persiano fatta costruire nel 500a.C. da Dario I e poi distrutta con un gigantesco incendio da Alessandro il Grande. La città doveva essere impressionante, rialzata su una specie di piedistallo di roccia, si inizia a scorgere già da molto lontano, ma solo quando ti avvicini riesci a cogliere quanto doveva essere imponente! All’inizio dobbiamo ammettere che ci siamo rimasti un po’ male a vedere che delle colonne gigantesche era rimasto in piedi ben poco, poi abbiamo girato l’angolo e abbiamo iniziato a vedere i meravigliosi bassorilievi con gli animali, gli schiavi che portano offerte al re, gli alberi e le greche di fiori: bellissimi!


E poi ancora più a Sud e ancora più caldo, facendo tappe casuali qua e là. Tipo quella a casa della famiglia incontrata a un distributore di benzina “dove andate a dormire stanotte?” “boh, a Darab” “ah, allora venite a casa nostra” “ok”. E siamo andati ed è stato piacevole. Io che alle volte sono un po’ restia ad accettare questi inviti dovrei invece imparare a dire di si più spesso, ma per fortuna per questo c’è Thomas che di no non lo dice mai.

E poi ancora più a Sud. Verso il posto più caldo del mondo, verso Bandar Abbas.

Thomas

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