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Confine: Armenia-Iran

Mi hanno sempre affascinato i confini: la linea del bagnasciuga, l’orlo di un precipizio, i binari del treno… ognuno di loro possiede un anima, è un mondo a parte che vive di regole proprie.

Tra i confini di stato, alcuni sono solo una linea immaginaria tracciata sulle mappe e risulta difficile notare dei veri mutamenti tra il prima e il dopo, sono solo dei cambi di amministrazione e tutta la loro pomposità risulta superflua se non addirittura ridicola. Altri invece sono dei veri e propri varchi tra due mondi che si sfiorano soltanto esclusivamente in quel punto.
Ma la frontiera tra Armenia ed Iran è qualcosa di speciale… per me è stato il momento più suggestivo fino a questo punto del viaggio. Di una calamita, da bambini, vi siete mai chiesti cosa succede dove finisce il polo positivo ed inizia quello negativo? Ecco, il confine Agarak-Nordooz è esattamente quel punto.

L’Armenia è un altopiano freddo, feddo e verdissimo; da vedere ci sono i monasteri cristiani, la seconda lingua è il russo e la bevanda è la vodka. Ricordo con piacere la moto scorrere sulla strada serpeggiante, l’imbottita sempre addosso e fuori solo il verde e l’azzurro.
Poi in 30km tutto cambia: la strada precipita in picchiata e dal verde verdissimo dei 2500m ti ritrovi in una valle desertica. C’è silenzio, un silenzio irreale, la brezza fresca e frizzante è svanita e tutto giace immobile, tiepido e avvolgente; il tuo respiro fatica ad abituarsi. Ti guardi attorno e sei circondato da montagne che paiono sculture di argilla rossa… dov’è finita l’Armenia? E’ stata solo un sogno? Difficile descrivere la suggestione…


Alla frontiera armena, dopo 20 km di filo spinato elettrificato e no-picture zone ti ritrovi di fronte ad un imponente cancello, di quelli che paiono messi lì per non essere aperti mai. Oltre il cancello un militare con la panza e l’alito da vodka, in tenuta mimetica verde-armenia, controlla la moto con arroganza, l’arroganza tipica della classe militare sovietica. “Adriano Celentano!”, dico per spezzare la tensione (se fino ad ora Italia = Berlusconi + grandi risate, in Armenia siamo identificati dall’immagine molto più romantica, seppur datata, del molleggiato). Perfetto, la parola d’ordine è quella giusta e la moto passa il controllo; quanta ansia mi mettono i militari; chissà gli Iraniani…

Salgo in moto, passo un ponte di metallo sorvegliato da un cecchino che mi fa cenno di proseguire. Dietro di noi tre ragazzi iraniani lo attraversano a piedi: la ragazza si mette il velo prima di varcarlo. Arrivo alla frontiera iraniana. La prima cosa che mi colpisce è la divisa dei militari: rosa e marrone… in effetti qualcosa di verde si noterebbe a km di distanza da queste parti. Poi osservo meglio.
Dell’arroganza sovietica neanche l’ombra, questi sono ragazzi, avranno si e no 18 anni; sono seduti insieme per terra rilassati come avessero appena finito di fumare un nargilè (qui si chiama shisha). Senza alzarsi, con calma, uno di loro mi fa cenno di mostrargli il passaporto. Invece di scrutarlo con sospetto cercando il pelo nell’uovo, come tutti del resto, lo sfoglia, come un libretto di poesie, e lo passa ai suoi amici. Sempre senza parlare, me lo restituisce e mi indica con lo sguardo l’ufficio dove devo andare. La sbarra è abbassata, aspetto che la alzino. Loro sorridono. Come devo essergli sembrato di mente ristretta in quel momento… mi fa un ampio cenno col braccio: hai una moto, no? perchè mai mi devo alzare? giraci attorno!

Nell’ufficio svolgono le pratiche con perizia: nome, cognome, nome del padre (da ora e in poi, tutti cercheranno il nome di battesimo di vostro padre sul passaporto!); poi è il turno della moto: è la prima volta che usiamo il Carnet de Passage ma l’impiegato sa esattamente quello che sta facendo.
E’ buio, siamo pronti a ripartire, un gruppetto di iraniani di ogni età ci viene attorno incuriosito. Ci danno consigli, numeri di telefono e ci invitano ad andarli a trovare. Ultima sbarra, è gestita da un vecchietto. Si avvicina, vede la borraccia, la prende sospettoso, la apre e la annusa: niente alcool, potete andare.

Thomas

One Comment

  1. I’m Iranian and I am so pleased to to see your pictures and read stories from.
    Hope you had a great time there.

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