Khunjerab Pass

On the way to China


Alle volte capitano quei giorni in cui succedono così tante cose che potresti scriverne un libro.
72 ore liofilizzate in 24.

120 km di autonomia (compresa la riserva)

Non c’è benzina in tutta la valle, solo diesel. Siamo “bloccati” a Passu senza benzina da 4 giorni: il più vicino distributore è a oltre 40 km di distanza verso nord e il confine cinese, ma pochi km più a sud di qua il lago creatosi 2 anni fa dove prima c’era la strada blocca i rifornimenti, dobbiamo andare là a colpo sicuro.
Non che la cosa ci preoccupasse più di tanto in verità. Diciamo che ci siamo presi qualche giorno di vacanza.
Abbiamo fatto le passeggiate, perdendoci e scoprendo come ricompensa alberi di albicocche che di così buone non ne avevo mangiato mai e di dolcissimi gelsi bianchi.

Al quinto giorno scopriamo che a Sost arrivano 125l di benzina. Decidiamo di andare a cercare di accaparrarcene qualche litro.

80 km di autonomia

Arrivati al distributore di Sost dei 125l non ce n’è traccia, ma convinciamo il benzinaio a darcene 7 litri dal suo generatore (che ci farà ovviamente pagare a caro prezzo).

220 km di autonomia

Noi a quel punto furbescamente decidiamo, non di scendere a valle verso Hunza, Gilgit e distributori meglio forniti, bensì di fare un po’ di turismo e di dirigersi verso nord e il Khunjerab Top, che segna il confine fra il Pakistan e la Cina.

Subito dopo Sost la valle si biforca, andando verso sinistra si va a Chipursan verso il confine con l’Afghanistan, mentre andando a destra si va in Cina.
Ci infiliamo in una valle che si stringe sempre di più fra imponenti montagne di roccia rosa, fino a non esserci spazio per nient’altro che per il veloce torrente e la strada, strappata con la forza alla montagna.
Ci fermiamo al primo posto di blocco e scopriamo che il Khunjerab è un parco naturale e che l’ingresso costa 40 Rupie per i Pakistani e 800 per gli stranieri!
In questi giorni abbiamo i soldi contati perchè il nostro giro in montagna sta durando molto più del previsto e la prima città in cui troveremo un ATM che accetti le nostre carte sarà Islamabad.
Cerchiamo di spiegarlo alle guardie, cerchiamo di convincerli in tutti i modi a farci uno sconto, ma a nulla vale la gran piazza che si mette a fare Thomas di fronte alla sbarra chiusa: non hano intenzione di farci passare se non pagando la cifra richiesta.
Dopo una ventina di minuti dei ragazzi si offrono di pagarci un biglietto, mentre altri (ovviamente Punjabi) accettano di pagare 50 Rupie a testa per fare una foto sulla nostra moto (con tanto di sguardo truce da biker). Perdiamo un po’ il controllo della cosa quando una signora insiste per truccarmi e io mi ritrovo con la faccia dipinta fra cipria, matita nera sugli occhi e rossetto rosso brillante.
Il risultato è però che abbiamo raccolto persino 400 Rupie in più di quelle che ci servivano…

140 km di autonomia

Per un’altra ora lasciamo correre la moto sulla striscia di perfetto asfalto di manifattura cinese.
Dopo diversi tornanti e l’avvistamento di una fulva marmotta dell’Himalaya raggiungiamo l’altopiano del Khunjerab e il monumento che segna il confine con la Cina.
Dall’altra parte lo XingJiang.

Chinese border. Khunjerab Pass

L’ultima volta che sono stata così vicino alla Cina, ero così lontana da casa avevo preso un volo da 11 ore.

Siamo arrivati in cima al passo che era il tramonto e mentre scendiamo la luce inizia a diminuire e fa presto buio. Entrando in curva in galleria Thomas non vede della sabbia sulla strada, non appena la sente sotto alle ruote istintivamente drizza la piega e frena, ma così facendo finisce a esterno curva dove la sabbia è spessa quasi una spanna. La moto sbanda e pochi centimetri prima che il manubrio urti contro il muro scivoliamo a terra.
Non ci siamo fatti nulla e la moto neppure.

60 km di autonomia

Rientriamo Sost.
Entriamo in riserva e ora abbiamo meno benzina di prima.
Avevamo sbagliato i conti. Hunza è a più di 80 km da qua. Adesso si che siamo bloccati.

Rincontriamo dei ragazzi che ci avevano visto fermi in galleria e si erano fermati a chiedere se stavamo bene. Ci invitano a passare la serata con loro alla Forest Rest House.
Accettiamo felici di non dover rimanere per la notte in quel buco polveroso che è Sost.
Saliamo in macchina con loro e scopriamo che ci stanno portando a dormire in quello stesso check post dove avevamo avevamo fatto una gran piazza quel pomeriggio.
Come se non bastasse, la cena, a base di pollo e chapati, ci viene cucinata e servita da quelle stesse guardie che avevamo tirato matte poche ore prima.
Insistono che la Forest Rest House è solo per impiegati governativi e per le loro famiglie e ci fanno dormire in una stanza a fianco a quella dove dormono loro, per poi sentirsi in colpa e portarci cuscini e coperte e offrirci, il mattino dopo, un’abbondante colazione a base di uova e chai salato, tipico di questa zona.

Dopo colazione ci ripresentiamo alla pompa di benzina.
Il benzinaio stupito ci chiede cosa ne abbiamo fatto dei 7 litri che ci ha dato ieri.
Quando gli diciamo che siamo andati e tornati dal Khunjerab ride e ci racconta che questa carenza di benzina è stata creata dal governo per impedire una grande manifestazione indetta per il 14 di agosto, giorno dell’indipendenza.
La benzina ricomincierà ad arrivare dopo il 15 Agosto. Oggi è il 9.
Ci invita a passare lì la notte nella speranza che qualcuno porti della benzina di contrabbando dalla Cina.

Qui iniziano le nostre passeggiate per la poco attraente Sost: sporche costruzioni di legno con il tetto in lamiera sono strette ai 2 lati della strada, operai cinesi lavorano con il martello pneumatico, mentre un negozio su due è un pollivendolo dove il propietario pesa, uccide e spenna polli a ritmo continuo.
Noi camminiamo su e giù, beviamo chai, parliamo con la gente e a tutti raccontiamo che stiamo cercando benzina.
Fino a che la benzina arriva.
Alla quinta volta in cui rifacevamo quella stessa strada, un tizio ci ferma e ci dice che lui ha 4 litri di benzina da venderci.
Tornando trionfanti verso la moto con il bottiglione di benzina, la gente ci ferma per strada chiedendoci dove l’abbiamo trovata, un punjabi in motorino ci chiede persino di vendergliene un po’…

Sembra di essere in un videogioco: 140 km di autonomia

Decidiamo che è ora di tornare a valle.

100 km di autonomia

Ritorniamo al nostro tranquillo rifugio in mezzo al niente: il Passu Peak Inn.
L’anziamo gestore ci accoglie come se fossimo stati lontano mesi.

Abbiamo meno benzina nel serbatoio di 2 giorni fa quando siamo partiti da qui, ma addosso un gran numero di avventure più.

Agatik