Babusar

Tutti i nostri piani finiscono al Babusar Top.
Tutte le volte che guardavamo la cartina il nostro dito si fermava lì. “E poi andremo a Gilgit” dicevamo vaghi.
Questo il motivo per cui abbiamo aspettato tanto a lungo i permessi per andare in montagna, nonostante fosse chiaro che non ce li avrebbero mai dati, non volevamo rischiare che arrivati in cima ci dicessero “Niente NOC, dovete tornare indietro…”.

Siamo tornati in Pakistan per fare il Babusar Top.
Oggi andiamo.

E’ il giorno prima di Eid, la festa per la fine del Ramazan, e le strade sono deserte.
Al primo posto di blocco della polizia ci fermiamo a registrare il nostro nome, numero di passaporto e targa della moto: è una formalità che si ripeterà un’innumerevole quantità di volte per tutta la durata della nostra permanenza in montagna. Ovviamente non ci chiedono l’NOC.
Kaghan Valley
Ci consigliano solo di non fermarci a meno che sia qualcuno vestito con la divisa della polizia. Questa è un’area in cui le violenze fra le varie sette dell’Islam (Shia e Sunni) sono molto frequenti e cruente. Due anni fa, su questa strada sono stati uccisi diversi Shia in viaggio verso Gilgit. Da allora la presenza di militari e i posti di blocco si sono moltiplicati per rendere di nuovo sicura quella che era l’antica via della Seta prima della costruzione della Karakoram Higway nel 1978.

Kaghan RiverImprovvisamente ci rendiamo conto che sono passati 2 anni dall’ultima volta che eravamo qui e che ci stiamo avventurando in terre a noi sconosciute.
Con entusiasmo. Quegli stessi paesaggi che ci erano sembrati così brulli e ostili 2 anni fa, adesso sono verdi e rigogliosi di fiori, ovunque gente al lavoro con le api o al pascolo con le mucche ci fa cenni di saluto da lontano.

Mi accorgo che quegli stessi uomini vestiti tradizionali, con lunghe barbe bianche, il cappello pashtu e il gilet “alla Osama Bin Laden” non solo non mi fanno più paura, ma la loro presenza mi da sicurezza.
E’ luglio inoltrato e la maggior parte della neve è già sciolta, non ci sono più i canaloni di ghiaccio e i fiumi glaciali che attraversano la strada in più punti non sono così carichi d’acqua come erano invece a metà giugno di 2 anni fa.

Il Lulusar Lake ci compare davanti agli occhi senza preavviso, di un azzurro intenso e una calma surreale: le montagne circostanti si rispecchiano nella acque immobili.
Lulusar Lake

Non abbiamo parole per descriverci l’un l’altro la bellezza di quello che stiamo vedendo “Tanta Roba” è l’unica frase che riusciamo a pronunciare, come due tamarri di periferia di fronte a qualcosa di così bello che le loro menti non sono pronte ad elaborare.
Policemen at the Babusar Top
In cima al passo veniamo accolti con grande gioia: non solo non hanno nessuna intenzione di farci tornare indietro, ma anzi colgono l’occasione di farsi fare un miliardo di foto.
Noi diamo un’occhiata al registro degli stranieri che passano di lì e ce ne sono molti di più di quello che pensavamo: americani, italiani, coreani e tantissimi giapponesi e cinesi.
View from the Babusar Top

Our escortLa polizia decide di scortarci fino al fondo valle, più per gioco che per necessità: fanno suonare la sirena, ci superano e si fanno superare. E’ una giornata di sole e nell’aria c’è grande entusiasmo: ci siamo appena lasciati alle spalle quello che per anni ci era sembrato un’ostacolo insormontabile.
Stiamo entrando nelle Northern Areas del Pakistan!

Agatik